Editoriali - Black friday e religione del consumo
di Luigino Bruni
pubblicato su Avvenire il 26/11/2021
Affinché in una civiltà (in declino) una nuova religione possa subentrare a quella esistente, deve lavorare sulle feste. Occupare e 'ribattezzare' le vecchie feste popolari, lasciare la data e qualche volta il nome e cambiarne il significato – con l’avvento del cristianesimo, il romano Sol invinctus divenne Natale, le Ferie di Augusto (Ferragosto) divennero l’Assunta, il culto dei morti fu Ognissanti… E poi, come secondo atto fondamentale, occorre introdurre nuove feste per celebrare lo specifico del nuovo culto. Il black friday riunisce in sé queste due caratteristiche: è una festa specifica del culto capitalistico-consumista, ma è agganciata ad una festa della religione precedente, il thanksgiving, di cui sta prendendo il posto (il black friday è nato quasi un secolo fa come il giorno dopo il Ringraziamento, ora il Ringraziamento è diventato la vigilia del «venerdì nero»). La religione capitalistica sta dunque facendo col cristianesimo quello che questo aveva fatto in Europa con i culti romani e indigeni.
Prima ha occupato le feste cristiane e ora ne sta introducendo di nuove. Tra queste la più potente è quella che si festeggia oggi in tutto il mondo, in tutte le latitudini, da uomini e donne, bambini e anziani, che oltrepassa le barriere culturali e politiche. La promessa della salvezza eterna del cristianesimo è stata sostituita dallo sconto. Una piccola salvezza, ma molto più a portata di mano e concreta del paradiso e del purgatorio. Salvezza universale per tutti, molto cattolica e poco protestante, perché qui ci si salva solo con le opere, non serve la fede. Quest’anno, poi, il black friday ha introdotto anche la novità dell’avvento (o della quaresima), come si conviene alle grandi feste comandate: due settimane di offerte – si noti la parola religiosa – per prepararsi spiritualmente al grande ultimo venerdì sacro del mese, quando le offerte saranno perfette, e perfetto il culto. E così, dopo due millenni, il post-cristianesimo si ritrova dentro una nuova religione pagana, molto più simile ai culti cananei che alla civiltà del trionfo della ragione illuminista.
Eppure prima Marx, poi Benjamin – entrambi ebrei ed esperti di religione e di idolatria – ci avevano avvisato che la forza del capitalismo si trovava proprio nella sua natura di nuova religione senza metafisica, di religione di puro culto. Ma noi non li abbiamo ascoltati. È stato sufficiente l’arco temporale di una vita (mio padre è nato in un mondo e morirà in un altro) per cancellare dall’anima collettiva occidentale l’eredità classica e cristiana. Tutto quel patrimonio morale, quella cultura nata dall’impasto di etica greco-romana, biblica e cristiana, è stato spazzato via in pochi decenni. La stessa Chiesa, e in generale le grandi religioni, non se ne sono accorte, certamente non se ne sono accorte abbastanza. Hanno profondamente e gravemente sottovalutato quanto stava accadendo nell’anima collettiva dell’Occidente.
continua la lettura su Avvenire
Foto di Karolina Grabowska da Pexels