Spiritualità - L’economista a confronto senza infingimenti con il Vangelo che "scoprì" durante l’estate del 1981. Un commento “etico” che chiama ciascuno a trovare le sue domande
di Luigino Bruni
pubblicato su Agorà di Avvenire il 31/10/2024
Pubblichiamo le pagine, rivolte “Al discreto lettore”, con cui l’economista Luigino Bruni apre il suo ultimo libro dedicato al confronto con le Sacre Scritture: Il Vangelo di Luca. Una rilettura (Paoline, pagine 448, euro 26,00). Il lettore “discreto”, al quale l’autore fa riferimento, è - secondo l’etimologia latina dal verbo discernere - colui o colei che, nel leggere, sa appunto «ben discernere il buono dal cattivo». Bruni, editorialista di “Avvenire”, ripercorre in modo integrale il testo di Luca, attivando una sorta di dialogo intimo con i Vangeli. E anche il lettore è invitato a un cambiamento della propria idea di Dio, per farsi sorprendere da quella dell’evangelista.
Il Vangelo secondo Luca è tra i libri biblici più commentati, fin dai Padri della Chiesa. Continuano a uscire regolarmente nuovi studi esegetici che ne esplorano le questioni controverse, introducono nuove interpretazioni, aprono prospettive inedite. Perché allora un nuovo commento al Vangelo di Luca? E per di più un commento di un economista? Soltanto il lettore, il discreto lettore, potrà alla fine del libro dire se la lettura è valsa la sua pena.
L’aggettivo che meglio si accompagna a questo commento è etico, o, forse, antropologico, anche se ogni aggettivo delimita e restringe la realtà, la quale è sempre eccedente rispetto alle definizioni formali e astratte, e quindi disubbidisce – e guai se non lo facesse. Perché, forse, l’aggettivo più vero da accostare a ogni opera è quello che il lettore decide di attribuirle, se è vero che ogni lettura è un rapporto tra il lettore, il libro, il suo autore e i molti autori impliciti.
Commentando Luca ho continuato un dialogo personale e intimo con i Vangeli, e qualche volta con il suo principale protagonista. Un dialogo onesto, che ho cercato in tutti i modi possibili di non far diventare un commento ideologico né confessionale, operando costanti e intenzionali esercizi di autosovversione della mia idea di Dio e di Gesù, per dispormi a farmi sorprendere e cambiare da quella di Luca. Per questa ragione, davanti alle domande poste dal testo non ho voluto offrire risposte finte quando non ne trovavo di convincenti, preferendo spesso il silenzio a parole banali o non sincere.
Come tutti i libri, inclusi i grandissimi, anche Luca ha molte pagine ottime intercalate da altre ordinarie e da qualche pagina meno riuscita. Il lettore capirà immediatamente quali brani di Luca ho apprezzato di più e quali meno. Ho comunque preso sul serio ogni sua parola, ho cercato di non trascurare nessun dettaglio, anche quando (molto raramente) ho deciso di non commentarlo.
Nel 1981, quando avevo quindici anni, feci la mia prima esperienza personale con il Vangelo. Di quell’agosto a Montemonaco (AP) mi resta solo una frase che dissi a Mimma, un’amica alla quale raccontai quell’esperienza: « Se Dio c’è, allora lo voglio conoscere ». Negli anni quel desiderio è cresciuto, è maturato nella mia vita di uomo e di cristiano, è diventato anche la grande do-manda del mio lavoro di cui i commenti biblici sono diventati nel tempo una parte sempre più significativa. Oggi, dopo quarantatré anni, quel desiderio di conoscenza spirituale è ancora vivo. Il desiderio di quel ragazzo ha generato nel tempo domande e risposte nuove e sempre provvisorie, custodendo, con non poca fatica, la semplicità ingenua di quel primo stupore.
Nelle pagine che seguono si parlerà di Gesù di Nazaret, dei suoi gesti e delle sue parole, dei suoi amici e delle sue amiche; ma si troveranno anche le mie molte domande ancora aperte e poche risposte, perché sono sempre più convinto che le domande siano la strada buona per introdurci dentro il mondo biblico che ci resta velato, un velo che però non ci impedisce di intravedere qualche tratto del paesaggio che esso nasconde e custodisce. Lo spessore di questo velo è cresciuto nei secoli. Abbiamo più mezzi storici ed esegetici di ieri, ma vediamo sempre meno, il paesaggio è sempre più sfocato; aumentano le zone di buio, ma quel poco che riusciamo a vedere è talmente affascinante da farci partire per cercare di vederlo più da vicino. La sua terra promessa oggi ci appare sempre più lontana – e per questo, nella sete, la desideriamo di più.
In questa breve premessa mi resta solo lo spazio per un sincero augurio rivolto a voi discreti lettori e discrete lettrici: che la mia personale interpretazione del Vangelo di Luca non faccia da eclisse alla vostra, che sarà feconda solo se ogni tanto – possibilmente spesso – si libererà dalle mie parole e dalle mie idiosincrasie e inizierà un corpo-a-corpo con Luca, con i suoi racconti e con il suo protagonista. Perché soltanto una lettura che diventa la vostra lotta notturna vi potrà donare la sua benedizione e un nome nuovo (Gen 32).