Editoriali - L'«azione globale» di ragazze e ragazzi
di Luigino Bruni
pubblicato su Avvenire il 19/03/2019
Il 15 marzo 2019 sarà ricordato come la prima azione globale, e davvero mondiale, promossa da ragazze e ragazzi per cambiare il mondo. Una data fondamentale per la nostra epoca. Lo capiremo sempre meglio in futuro. È una novità che dovrebbe farci fermare tutti a riflettere in profondità sui molti dei suoi significati.
L’infanzia e l’adolescenza sono un patrimonio dell’umanità e della Terra, il primo bene comune globale, quello che ha più valore perché in sé contiene la possibilità stessa della continuazione della vita umana. Nel primo “Venerdì per il futuro” globale abbiamo visto che le ragazze e i ragazzi hanno anche un loro proprio punto di vista sul mondo. Fanno molte cose, come e più degli adulti, e con le loro azioni cambiano e migliorano il mondo ogni giorno. I ragazzi e le ragazze, però, non sanno solo fare: sanno anche pensare, pensano diversamente dagli adulti e hanno molte idee, perché non occorre diventare adulti per iniziare a pensare veramente. La nostra civiltà rispetta, almeno sulla carta delle dichiarazioni comuni, i bambini e i ragazzi, ma non conosce, e quindi non apprezza, il loro pensiero sul mondo.
Nei convegni, qualche volta, invitiamo i bambini e i ragazzi a cantare una canzoncina, a fare una scenetta, e poi li confiniamo in sale apposite, nei loro programmi paralleli. Non riusciamo a invitarli e a trattenerli nelle sale di tutti, dove sarebbero invece preziosissimi. Perché il loro punto di vista è essenziale. Hanno idee anche sull’economia, sulla politica e, ancora di più, sull’ambiente. Le pensano e le dicono con linguaggi loro, ma le dicono dopo averle pensate. Vivono e guardano lo stesso mondo dei genitori, ma lo guardano e lo vivono diversamente, e quindi lo pensano diversamente. Il pensiero dei ragazzi è troppo assente dal nostro tempo presente, come del resto era assente nei tempi passati. Il Novecento è stato il secolo che ha introdotto nella sfera pubblica il pensiero femminile, che ha cominciato a cambiare il mondo. Il XXI secolo potrà essere il secolo che conoscerà il protagonismo del pensiero dei ragazzi e delle ragazze.
I bambini e i ragazzi hanno sempre pensato, ma il mondo da loro pensato non era considerato dagli adulti qualcosa di interessante né, tantomeno, di utile per la vita sociale, economica, politica. E così questo grande patrimonio è rimasto in massima parte trascurato, dimenticato, non valorizzato. Avremmo avuto una società, una economia e una politica migliori se avessimo preso sul serio anche questo diverso pensiero. Sarebbero state più giuste, più sostenibili, più belle.
Il modo con cui i ragazzi e le ragazze guardano all’economia e la pensano, ad esempio, non è il modo adulto. Loro, molto più di noi, vedono i beni economici all’interno delle relazioni. Sono più sensibili alla diseguaglianza, alla povertà e all’ambiente, danno poco peso al denaro, sono generosi. Il loro è un pensiero concreto e quindi vivo: non c’è, ad esempio, la fame nel mondo, ma ci sono bambini, ragazzi e persone concrete che hanno fame. Il loro pensiero è concreto, è vivo, si tocca.
Il 15 marzo 2019 abbiamo visto che i ragazzi e le ragazze dovrebbero e dovranno partecipare al dibattito pubblico su tutti i temi. Interagire con i politici e gli economisti, raccontare le loro esperienze e esprimere il loro pensiero, che dovrà essere conosciuto dai principali politici ed economisti, perché ne hanno bisogno. Il pensiero dei ragazzi è un dono per la società intera. Finora lo abbiamo dimenticato, Greta, le sue compagne e i suoi compagni ce lo hanno ricordato. Il Bene comune sarà più vicino quando sarà accolto e ascoltato anche il pensiero dei ragazzi. Il pensiero-ragazzo è stato ed è il grande assente nel dibattito pubblico fino a questo 15 marzo. Ora è arrivato, e non ne deve più uscire.