Le virtù del mercato, MSA

Non è più il tempo di nascondersi dietro «le leggi del mercato», perché il mercato siamo noi: il mercato sono le nostre scelte, è la foto dei nostri valori, della nostra dignità, del nostro onore.

di Luigino Bruni

pubblicato su Il Messaggero di Sant'Antonio il 03/10/2022

«È vero che nelle imprese esiste la gerarchia, è vero che esistono funzioni e salari diversi, ma i salari non devono essere troppo diversi. Se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale, e presto si ammala la società». Queste parole sono tra quelle donate da papa Francesco agli imprenditori di Confindustria il 12 settembre scorso. Donate, si’ potremmo titolarle: perché le parole di Francesco sono state soprattutto un dono, in particolare di fronte alle difficoltà di questi anni straordinari, difficili per tutti e anche per gli imprenditori, almeno per quelli che ha accostato al «buon pastore» (non certo per quelli simili ai «mercenari»), che quindi soffrono quando le loro comunità aziendali soffrono.

In un momento in cui il capitalismo sta mostrando la sua insufficienza per salvare il pianeta e i poveri, il pontificato di Francesco sta proponendo sfide importanti alla vita economica e finanziaria.

di Luigino Bruni

pubblicato su Il Messaggero di Sant'Antonio il 24/06/2021

Il 25 gennaio del 1959 papa Giovanni XXIII, a tre mesi dall’elezione, convocò il Concilio ecumenico Vaticano II. In Italia eravamo in pieno boom economico, i movimenti giovanili del ’68 erano lontani, i Beatles non si erano ancora formati. Quell’anziano Papa riuscì a sognare una Chiesa e un mondo che ancora non c’erano. Giovanni XXIII e in lui la Chiesa (in buona parte) riuscì a leggere i segni dei tempi prima che il tempo cambiasse. Vide, lesse e diede voce ai segnali deboli del proprio tempo. E poi agì, convocando un Concilio che ha fatto cambiare la Chiesa prima della società civile, intercettando il soffio dello Spirito nel momento/kairos opportuno. 

Le virtù del mercato - Gli appuntamenti decisivi della vita ci aspettano nei luoghi del nostro vivere ordinario, e quindi anche nel nostro lavoro quotidiano. Qui possiamo incontrare Dio e dialogare con l'infinito.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di S.Antonio il 07/05/2018

Angeli MSA ridNella Bibbia, molte chiamate decisive avvengono mentre le persone stanno lavorando.«Il Signore mi prese mentre seguivo il gregge, e mi disse: “Va’, profetizza al mio popolo”» (Amos 7,15). Gedeone stava lavorando quando lo raggiunse l’angelo del Signore: «Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano nel frantoio» (Giudici 6,11). Saul stava inseguendo le sue asine smarrite quando Samuele lo incontrò e lo unse per diventare il primo re d’Israele (1 Samuele, 9).

Dobbiamo ritrovare insieme un nuovo rapporto con la terra. L’abbiamo usata per estrarre le nostre risorse, senza capire che aveva bisogno della nostra reciprocità. Ascoltiamo il grido dei coltivatori, e cambiamo tutti e presto i nostri stili di vita.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio il 06/03/2024

Le proteste degli agricoltori con i loro trattori ci possono dire molte cose, non tutte sempre sottolineate dal dibattito pubblico. Abbiamo sottovalutato la dimensione conflittuale della transizione ecologica. Anche nei confronti del pianeta e della terra, i molti danni che abbiamo fatto nell’ultimo secolo non scompaiono da soli. Richiedono molto lavoro, serietà, impegno, costi e qualche volta generano nuovi conflitti.Si stanno intravvedendo nuove «lotte di classe», diverse da quelle di ieri, ma non meno importanti e preoccupanti. La terra è sempre stata sottovalutata dall’economia e dalla politica.Da quando l’economia moderna tra il Seicento e il Settecento iniziò a pensarsi come scienza, non ha mai pensato che il mondo vegetale, né quello biologico, potessero offrirle strumenti e categorie per pensare le interazioni economiche. Poi, a fine Ottocento, la terra uscì completamente di scena generando, appunto, una eclisse della terra nella scienza economica che è durata fino a pochi anni fa, quando l’esplosione della crisi ambientale globale l’ha fatta terminare traumaticamente. Così abbiamo dato vita a una teoria e una prassi economiche incapaci di vedere la terra e le sue esigenze, e l’abbiamo deteriorata.

Le virtù del mercato - Oggi non vediamo più miracoli economici perché ci mancano i «miracoli» umani di uomini e donne con una umanità più grande di quella insegnata e vissuta dal nuovo business

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di sant'Antonio il 01/09/2018

Coopoerazione MSA settembre GettyImages ridLa capacità di cooperare è forse la prima virtù della vita economica e civile. Il lavoro, le famiglie, le comunità, le scuole, funzionano e diventano luoghi belli in cui vivere, quando la maggior parte dei loro membri sanno cooperare, quando sanno vedere più le ragioni della cooperazione di quelle della concorrenza e della rivalità. Perché anche se oggi una scadente cultura economica ci vorrebbe convincere che le aziende e le organizzazioni funzionano tanto meglio quanto più è incoraggiata e incentivata la logica competitiva tra i lavoratori, in real­tà, se entriamo nelle imprese vere, ci accorgiamo subito che queste funzionano e crescono davvero quando le persone sono capaci di dar vita ad azioni cooperative.

Nelle aziende servono manager capaci di vedere e di riconoscere il dono.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio il 03/12/2018

Coltivare dono MSA ridLa nostra cultura non considera il dono una virtù del mercato. Lo considera una faccenda privata, o importante in alcuni momenti particolari (durante le catastrofi o nelle emergenze), ma non lo vede necessario dentro i negozi né nelle fabbriche, se non per aspetti molto secondari e, tutto sommato, trascurabili. 

Questo che si è appena concluso è stato il «Sinodo del già», non il «Sinodo del non-ancora», un non-ancora che nella vita dello spirito è essenziale sempre, ma soprattutto quando un mondo sta finendo e non ne vediamo ancora un altro.

di Luigino Bruni

pubblicato su Il Messaggero di Sant'Antonio il 09/11/2023

Il Sinodo in corso è una delle più belle novità del pontificato di Francesco, frutto della sua capacità di cogliere i segni dei tempi. Per come è stato preparato, e per come si sta svolgendo, è evidentemente una benedizione per la Chiesa (e non solo cattolica).C’è motivo per esultare, e da molti punti di vista. Non ultimo, per la presenza nuova di laici e di donne, che fanno di questa assemblea ecclesiale qualcosa di davvero storico. Mi permetto solo di fare due piccole note a questa bella pagina che si sta scrivendo. Riguardano la natura e le competenze dei delegati. Seinfatti si scorre l’elenco dei partecipanti, insieme alla soddisfazione per la ricca composizione e la biodiversità carismatica, colpisce anche l’assenza di alcune componenti. È sempre facile il mestiere di chi guarda una realtà in cerca di che cosa manca, perché non esiste nessuna realtà umana nella quale non mancherà sempre qualcosa. Quindi questo mio esercizio va preso come tale, con tutti i suoi limiti.

Economia a 360 gradi - Le virtù del Mercato

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di S.Antonio il 04/01/2018

Messagero Bruni 01 2018 ridNonostante  l’economia e il mercato ci offrano, quotidianamente, uno spettacolo di vizi, l’economia e il mercato sono abitati anche da molte virtù. Perché, semplicemente, l’economia è la vita. E quindi è piena di vizi e di virtù, come lo è la vita. In questo nostro tempo di passaggio d’epoca sono però troppe le parole spese per sottolineare i vizi dell’economia, degli imprenditori, delle banche. C’è quindi un estremo bisogno di nuove «parole buone» sull’economia, sui lavoratori, sulle imprese. C’è bisogno di bene-dizioni, che prendano il posto delle tante male-dizioni che si odono. Se non ricominciamo a parlare bene e a «riconoscere» il lavoro, potremmo immaginare tutti i sistemi incentivanti più perfetti, ma non aumenteremo la gioia di vivere nei luoghi del lavoro. Il vero bonus di cui avrebbero bisogno oggi gli insegnanti in Italia è la stima,  tremendamente  carente in un Paese che, mentre vuole incentivare maestre e professori, li tratta come dei fannulloni incompetenti. Il denaro non è mai stato un buon sostituto della gratitudine, anche se ci ha sempre provato.

Le virtù del mercato - Le virtù del Mercato. Genesi di una parola ricca d'amore

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di S.Antonio il 06/02/2018

Economia mercato MSA ridMilioni di persone ogni giorno si spostano, partono, arrivano. Per visitare amici, per vacanze, ma soprattutto per «lavorare».Qualche volta, guardando i molti tir, cargo, navi mercantili, ci chiediamo: che cosa li muove? Per quale ragione questa gente si alza presto al mattino, si mette in viaggio, scambia e traffica? Per gli interessi, per il profitto, per il denaro: è questa la risposta più semplice e immediata che in genere diamo a quelle domande.

Ogni giovane è figlio di tutti, non solo dei suoi genitori. Ogni bambino che nasce è abitante della terra, e quindi è mio prossimo. Su questa legge naturale e cristiana abbiamo fondato l’Europa. Sull’esempio di Abramo e Sara.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di sant'Antonio il 11/07/2018

Figlidelmondo MSA luglio ridSono stato recentemente in Spagna (Valencia) a conoscere un centro di accoglienza per immigrati (Dorothy Day), dove alcuni imprenditori dell’Economia di comunione stanno provando a creare dei lavori per giovani provenienti prevalentemente dall’Africa. Nel dialogo spontaneo che è nato, qualcuno ha chiesto a una decina di quei giovani, tutti attorno ai 20 anni: «Quali sono i tuoi sogni?». «Fare il meccanico», «l’idraulico», «la sarta»…, hanno risposto. Nell’ascoltare le loro parole, spesso mescolate con le lacrime (loro e nostre), ho capito nuovamente che ogni giovane è figlio di tutti, non solo dei suoi genitori. Ogni figlio è anche figlio mio, ogni bambino che nasce è abitante della terra, e quindi è mio prossimo. Il mio prossimo non è il mio vicino geografico, religioso o etnico: è questo uno dei grandi insegnamenti della parabola del Buon Samaritano.

Le virtù del mercato - Nel mondo del lavoro e nella vita civile non c’è bisogno solo di un linguaggio non-violento (che è già qualcosa), occorre un linguaggio mite.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di S.Antonio il 05/03/2018

Economia mitezza MSA rid 300C’è una virtù molto scarsa nel mondo dell’impresa del nostro tempo,che, anche per la sua scarsità, sarebbe invece molto preziosa. Questa virtù è la mitezza, la mansuetudine. La mitezza è l’anti-violenza, ma è anche l’anti-ira, un vizio oggi parecchio popolare, che incattivisce le nostre riunioni di lavoro o di condominio, il traffico, le campagne elettorali, e che il tempo dei social ha amplificato.

Se le madri e le donne potessero dire la loro nei tavoli dei negoziati maschili, direbbero che la sola guerra giusta è quella che non abbiamo fatto, perché tutta la geopolitica del mondo non vale la vita di un bambino. 

di Luigino Bruni

pubblicato su Il messaggero di Sant'Antonio il 21/04/2022

La storia la dovrebbero scrivere le madri, diceva Tanino, un mio amico scrittore. La dovrebbero scrivere le madri e la dovrebbero generare le donne, se fossero più presenti nei tavoli delle grandi decisioni politiche ed economiche, se fossero protagoniste nei trattati internazionali, nei negoziati per porre fine alle guerre o, meglio ancora, per non farle iniziare. Abbiamo tradito quelle poche Madri costituenti che dopo l’approvazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione, con ancora la guerra, i morti, i lager negli occhi e nel cuore, scesero nel centro dell’emiciclo dell’aula, si presero per mano e ripeterono il loro «mai più la guerra», suggellando con quell’abbraccio di mani miti le parole tra le più belle della nostra Carta: «L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Lo abbiamo tradito come umanità, lo abbiamo tradito come Europa e Italia inviando armi in Ucraina, per di più continuando a inviare denaro alla Russia in cambio di gas e petrolio, vivendo così alla lettera la parodia della parola del Vangelo: «Non sappia la mano destra ciò che fa la sinistra».

Oggi la terra è piena di samaritani e donne siro-fenicie che ci attendono ai crocicchi della strade per spiegarci il Vangelo che loro non conoscono ancora: quando ci chineremo per ascoltarli?

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio l'8/11/2022

La parabola del «Buon Samaritano» è tra le più belle dei vangeli (Lc 10). Papa Francesco ha scelto questa parabola come pietra angolare biblica della sua enciclica sulla fraternità, Fratelli tutti. Il primo messaggio del buon Samaritano è la differenza tra il «vicino» e il «prossimo».Il Samaritano che passava lungo la strada non era il più vicino della vittima che si era imbattuta nei briganti; anzi, era il più lontano da ogni punto di vista (per religione, etnia, geografia). I vicini erano invece il sacerdote e il levita, che, al contrario, non si fermano. Dunque, il Samaritano si fece prossimo di quella persona sebbene non fosse suo vicino.

Se un imprenditore non è re, non avrà la capacità di guidare la sua azienda. Se non è profeta o sacerdote, non saprà discernere né mediare. 

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio il 12/03/2020

All’inizio delle grandi storie spirituali, come quelle di movimenti spirituali o di comunità carismatiche, nei fondatori coesistono le vocazione di re, profeta e sacerdote. I fondatori governano, combattono, conquistano, guidano (re), parlano al loro popolo in nome di Dio (profeta), e dicono a Dio le parole e i gesti degli uomini (sacerdote). Questa natura una e trina è tipica dei momenti aurorali delle comunità ed è dono straordinario per persone che hanno compiti speciali.

Il management sta diventando la nuova ideologia del nostro mondo globale, in particolare quel management insegnato nelle business school e veicolato dalle grandi imprese globali di consulenza.

di Luigino Bruni

pubblicato su Il Messaggero di S. Antonio il 06/04/2023

Il management sta diventando la nuova ideologia del nostro mondo globale, in particolare quel management insegnato nelle business school e veicolato dalle grandi imprese globali di consulenza. Nel Novecento la critica sociale si era indirizzata verso la teoria economica liberale, individuando negli economisti teorici il grande nemico da combattere per costruire una società finalmente giusta ed egualitaria.

Le virtù del mercato - Ci siamo mai chiesti da che punto di vista guardiamo il mondo? Da quello dei ricchi? Oppure da quello dei poveri? Perché, in termini di speranza, ma non solo, fa una bella differenza.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di sant'Antonio il 10/06/2018

Povertà MSA giugno fotolia ridUna virtù particolarmente scarsa nel nostro tempo si chiama speranza. La speranza non è solo una virtù (è anche un dono, come sottolinea il suo essere stata chiamata dai cristiani virtù teologale), ma è ancheuna virtù, perché richiede esercizio, soprattutto per non perderla nei momenti difficili, individuali e collettivi (come è quello che stiamo vivendo ora). E chi ha dubbi che la speranza sia una preziosissima virtù economica, lo chieda agli imprenditori, soprattutto a quelli che hanno superato crisi lunghe e profonde, nelle quali il primo cibo è stata la virtù della speranza, morta e risorta molte volte (si esce vivi dalle crisi quando le resurrezioni sono una in più delle morti).

Oggi è più che mai urgente re-inventare la vita adulta, schiacciata da una gioventù e una vecchiaia artificialmente sempre più lunghe. Finché non si lavora davvero non si è pienamente adulti, perché non inizia effettivamente l’età della responsabilità.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio il 02/02/2023

Il nostro tempo sta conoscendo un nuovo protagonismo dei giovani, che stanno facendo in molti Paesi cose straordinarie. Sono giovani e adolescenti insieme, e la presenza dei teenagers è una grande novità rispetto all’analogo Sessantotto. Dai «Fridays for future» alle giovani iraniane e afgane, a «Economy of Francesco», fino ai giovani di «Ultima generazione», che imbrattano con vernice lavabile quadri e palazzi per ricordare che i potenti hanno imbrattato, con vernice indelebile, il pianeta e il loro futuro. Giovani meravigliosi, che ci stanno salvando, eppure non vogliamo prenderli abbastanza sul serio. Perché la nostra cultura capitalistica ama la giovinezza, ma ama poco i giovani.Così, mentre apprezza sempre più i valori associati alla giovinezza – bellezza, salute, energia… – capisce sempre meno e disprezza i valori, che pur sono fondamentali, della vecchiaia, che cerca in tutti i modi di allontanare dal suo orizzonte, che così si abbuia e si intristisce. Perché una civiltà che non valorizza gli anziani e non sa invecchiare è stolta come lo è quella che non capisce e valorizza i veri giovani: la nostra generazione è la prima che sta sommando tra di loro queste due stoltezze.

Le comunità devono fare i conti con un paradosso che nasce quando si mettono insieme liberta personale e adesione al "gruppo". Come uscirne? Inventando nuove forme di libertà...

di Luigino Bruni

Pubblicato su Il Messaggero di S.Antonio il 09/10/2018

Per le misure contro la povertà si dovrebbero ascoltare i poveri veri, oppure i loro rappresentanti «per vocazione», che si affianchino ai tecnici e ai politici che la povertà la conoscono quasi sempre per sentito dire.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio il 04/01/2019

Sono stato recentemente ad Assisi, e sono passato a San Damiano, dove si ricorda che «qui il Signore parlò a Francesco». Le vocazioni hanno sempre un luogo e un tempo esatti, sono infinitamente concrete, e orientate a un compito: «Qui, il 20 maggio 1986, incontrai tua madre»; «qui, il 26 agosto del 1990, sentii la chiamata»… All’inizio Francesco pensò che «la chiesa» da riedificare fosse la chiesetta diroccata di San Damiano; solo col tempo si capì che la chiesa da riedificare era in realtà la Chiesa di Cristo. Un fenomeno che si ritrova in molte fondazioni carismatiche e profetiche: si inizia con un compito concreto e puntuale, e poi si capisce che ciò che era oggetto della chiamata era molto diverso.

La pietà popolare è stata un immenso esercizio collettivo di sovversione, soprattutto di donne. Fu, a modo suo, un meraviglioso inno alla vita, la risposta popolare alle idee teologiche sbagliate.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio il 10/06/2024

«In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch’è finito». Questa è una celebre frase dell’Introduzione di Fontamaradi Ignazio Silone, uno dei romanzi più belli e importanti del Novecento italiano. «Cafone» è una parola che Silone usava in un significato diverso da quello comune. Era il nome dei contadini della piana del Fucino e, in generale, un nome con cui lo scrittore indicava gli oppressi e i dimenticati della terra. Una parola di dolore, certo, ma mai usata da Silone in senso dispregiativo, in modo da suscitare vergogna. E invece il dolore è ancora oggi causa di vergogna, soprattutto nei poveri. La mia famiglia ha conosciuto la povertà. L’hanno conosciuta i miei nonni, e la sua eco viva è giunta fino a me. Da questa eco nascono le mie parole sulla povertà, sull’economia, sulla teologia. 

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