il quotidiano nell'esperienza EdC
- Pietro Comper
- Visite: 1098
#EdC: lettera di un imprenditore ad un amico
Lo stupore per quello che la vita Edc genera in una azienda in cui è vissuta seriamente, nella quotidianità di ogni giorno
di Pietro Comper
Carissimo Alberto,
desidero scriverti queste poche righe per raccontarti una riflessione che da tempo mi si presenta nel vivere l’impegno di adesione all’EdC nella Tecnodoor.
Ormai da qualche anno mi sono accorto che all’ interno della azienda si verifica una continua dinamica nei
rapporti fra tutto il personale cominciando dalle collaboratrici e dai collaboratori impiegati nei vari uffici sia tecnici che amministrativi. Ho notato che fra loro non c’è solo uno scambio di idee e opinioni ma il desiderio di aiutarsi a vicenda su quasi tutte le operazioni complicate che si presentano durante l’arco della giornata. Vedo con tanta soddisfazione che ogni volta che risolvono un problema più o meno importante tendono -se così si può dire- a fare festa, creando agli occhi dei clienti che arrivano o che sono di passaggio, l’impressione che qualcun abbia vinto qualche cosa o che ci sia in corso una festa di compleanno.
In effetti non è così perché questo modo di essere è costante anche nei momenti in cui certi avvenimenti creano un po’ di tensione o scoraggiamento. Nasce subito da uno o dall'altro l’entusiasmo di ripartire riaffrontando qualsiasi problema o incomprensione ne sia scaturita, cercando in tutti i modi di risolvere il caso e risollevarsi nella serenità.
Questo nuovo modo di comportarsi si verifica anche nella parte produttiva, l'officina dove il lavoro manuale e con le macchine comporta un’azione molto più personalizzata e non di gruppo, con delle caratteristiche di comportamento particolari che negli anni della mia vita di imprenditore ho visto mettere in atto pochissime volte. Noto cioè che è normale aiutarsi nel programma della produzione; se uno o più dei colleghi si trovano in ritardo con la consegna del prodotto finito, diventa spontaneo l’aiutarsi per non rallentare tutto il ciclo produttivo, usando i modi più appropriati per non perdere la carità fraterna e risolvere il problema non solo al collega in difficoltà, ma anche indirettamente alla azienda stessa.
La stessa cosa la colgo con tanta attenzione nell’ambiente dei ragazzi impegnati nel montaggio dei nostri prodotti che si svolgono in Provincia o nelle varie città d’Italia. Certamente spesso colgo in loro la stanchezza, ma nei loro commenti, sento anche la soddisfazione di aver collocato al cliente tizio o caio un prodotto che, come dicono loro, è diventato un capolavoro: vedo nei loro occhi la soddisfazione e la gioia del loro operato e l’orgoglio nel ricevere i complimenti dai clienti.
Da qualche anno poi la direzione dell’azienda ha deciso di mandare tutti, ognuno per il compito che svolge, a fare dei corsi di aggiornamento, sia amministrativo che professionale e di sicurezza, per rimanere all’ avanguardia delle nuove leggi e tecnologie compresi i rinnovi dei patentini necessari per guidare i muletti o altri macchinari sofisticati. La cosa che mi lascia molto stupito è che tutti vanno volentieri e ne discutono poi per approfondire e mettere in pratica quello che hanno imparato. Ecco questa è l’esperienza che mi sono trovato a fare e rifare continuamente in questo periodo.
Spesse volte durante l’arco dell’anno qualcuno sente il desiderio di vivere un momento vero di festa. Non sono mai le stesse persone a proporlo. Qualcuno propone di fare magari un venerdì sera una braciolata oppure una cenetta tutti assieme invitando anche tutta la famiglia. Ma la particolarità è che la festa e la cena si deve fare in azienda nel piazzale o nel giardino ed ognuno decide di portare qualche cosa per condividerla. Spesso ci si trova a degustare cibi che vanno dalle specialità siciliane a quelle romagnole, fino alle tirolesi e così via. Questa è per tutti l’occasione per conoscersi e creare rapporti nuovi, capire le situazioni famigliari di ognuno, creare delle condizioni di aiuto reciproco e fare, per così dire, “famiglia”.
Il personale della Tecnodoor è composto da venticinque persone più gli artigiani esterni che sono sempre comunque coinvolti in questi momenti di aggregazione e di festa; a volte ci troviamo anche in settanta/ottanta.
Commovente ciò che è successo verso la fine dell' inverno scorso in occasione di una gita a piedi per vedere l’alba in cima al monte Stivo, a circa duemila metri di altitudine: un episodio che mi è stato raccontato da mio figlio Damiano.
Arrivati tutti insieme in cima, dopo tre ore di cammino nella notte, aiutandosi a vicenda, si trovarono in prossimità del rifugio che in quel periodo era chiuso. Accesero il fuoco per riscaldarsi e per fare colazione all’aperto tutti insieme. Damiano mi raccontò che c’era fra loro una atmosfera bellissima, quasi paradisiaca: si trovarono a cantare assieme e a raccontarsi i momenti particolari della vita di ognuno.
Ad un certo punto successe una cosa molto particolare. Damiano, che spesso in estate si reca con il cane su quella cima, aveva scoperto che un dipendente montatore, Luca*, a cui era morto il papà, aveva posto vicino alla croce in vetta, una immagine di Padre Pio. Poche settimane prima era morto anche il papà di Marco*, progettista, di origine napoletane; Damiano quindi propose a Luca di coinvolgere Marco e spiegargli che noi trentini, da bravi montanari, quando arriviamo in vetta abbiamo l'impressione di essere più vicini ai nostri cari già lassù! Si arrampicarono e giunti alla croce nel silenzio si abbracciarono e commossi piansero insieme.
Cosa vuol dire per me questo fatto così insolito e raro, successo fra colleghi che oltre a condividere i problemi del lavoro in momenti particolari come questo, riescono a fare una comunione della propria anima condividendo anche il dolore che ognuno ha nel proprio cuore?
Credo che tutto quanto descritto in queste poche righe altro non sia che il risultato di una vita vissuta e dedicata all’ economia di comunione che si manifesta nella sua pienezza creando piano piano un ambiente di lavoro che non solo è bello e interessante ma che poco a poco diventa Sacro come lo può essere una cattedrale.