I Commenti de "Il Sole 24 Ore" - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore.
di Vittorio Pelligra
Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 11/12/2022
L’approccio del “paternalismo libertario” o, come lo chiamano gli americani, del “nudging” suggerisce che i policy-makers utilizzino tecniche di “architettura della scelta” per spingere i cittadini a prendere decisioni migliori – così come valutate da loro stessi – senza eliminare in nessun modo nessuna alternativa di scelta.
Perché c’è bisogno di un intervento esterno per indurci a fare ciò che è meglio per noi? Perché i nostri processi decisionali sono tutt’altro che perfetti: abbiamo difficoltà a interpretare i dati probabilistici, siamo schiavi delle emozioni, abbiamo problemi di autocontrollo e spesso la nostra volontà è tutt’altro che risoluta. Per questo mangiamo e beviamo troppo, fumiamo, facciamo una vita troppo sedentaria, risparmiamo meno di quanto dovremmo, procrastiniamo scelte importanti, inquiniamo e sprechiamo in maniera insostenibile, tra altre le altre cose.
La “spintarella gentile”
Lo sappiamo. Ci piacerebbe essere diversi e per questo, ogni tanto, una “spintarella gentile” - la traduzione italiana del termine “nudging” - potrebbe aiutare. Non si tratta di imporre obblighi o divieti, né di sanzionare o incentivare economicamente un comportamento piuttosto che un altro ma, piuttosto, di utilizzare quelle che sono le nostre distorsioni sistematiche, i nostri “bias” cognitivi, per facilitare scelte migliori in ambiti come quelli della salute, della gestione finanziaria, dell’impatto ambientale. Si tratta di sfruttare le nostre stesse vulnerabilità a nostro vantaggio.
L’opzione di default
Uno degli strumenti più potenti cui si può far ricorso, in questo senso, è l’“opzione di default”: una regola decisionale preimpostata che vada incontro alla pigrizia del nostro cervello in virtù del cosiddetto “status quo bias”. Di che si tratta? Questo specifico “bias” si verifica ogni qual volta abbiamo la possibilità di prendere una decisione per cambiare uno certo stato di cose e determinarne uno migliore e non lo facciamo. Cambiare gestore telefonico o anche solo tipo di contratto; modificare la composizione del nostro portafoglio titoli perché sono cambiate le circostanze; cambiare fornitore dell'energia; cancellare l’abbonamento a quel servizio che non uso più da tempo e che comunque ogni mese si rinnova in automatico, etc. Sono tutti esempi di un’inerzia che deriva dal fatto che ogni decisione che prendiamo coscientemente implica un costo e che il nostro cervello si è evoluto per minimizzare tali costi per cui, ogni volta che può, va in “modalità automatica”: continua a farci fare ciò che abbiamo sempre fatto.
Sfruttare un limite per fare scelte migliori
L’idea di fondo del “nudging” è quella di sfruttare un limite ed utilizzarlo per metterci nelle condizioni di fare scelte migliori. Lo fa costruendo architetture di scelta pensate non tanto per esseri perfettamente razionali, ma progettate attentamente tenendo conto del fattore umano, dei nostri limiti e delle nostre sistematiche distorsioni.
L’esperimento in Germania
Qualche tempo fa, in Germania, 41.952 famiglie sono state coinvolte in un grande esperimento randomizzato, simile nella struttura a quelli che vengono condotti per verificare l'efficacia di un farmaco. In questo esperimento quando le famiglie contattavano un gestore nazionale di energia attraverso la pagina web della compagnia, si vedevano proporre, in maniera casuale, due differenti tipologie di contratto, uno con un pacchetto di servizi completo e il secondo con una gamma di servizi più limitata. Entrambe le tipologie in più, presentavano l’opzione “100% green”. La scelta, cioè, a fronte di un piccolo costo aggiuntivo, di utilizzare solamente energia proveniente da fonti rinnovabili. Inoltre, sempre in maniera casuale, questa opzione “100% green” in metà dei casi veniva presentata come preselezionata. Naturalmente le famiglie non interessate potevano sempre deselezionare l'opzione e optare per fonti di energia miste. In questo caso, e in molti altri, questo genere di scelte possono presentarsi in due versioni: “opt-in” e “opt-out”. La prima prevede uno sforzo attivo per selezionare l'opzione, la seconda, invece, prevede uno sforzo attivo per deselezionare l'opzione che si presenta come preselezionata. Per un soggetto puramente razionale queste due alternative sono equivalenti, ma non per noi, persone reali.
La nostra tendenza allo “status quo bias”, infatti, ci porta molto spesso a rinunciare a quel piccolo sforzo necessario a cambiare le cose. E infatti tra tutte le famiglie coinvolte che hanno effettivamente acquistato un nuovo contratto di fornitura dell'energia, solo il 7.2% ha scelto il “100% green” quando l'opzione andava selezionata (“opt-in”), mentre la scelta green è stata fatta dal 69.1% delle famiglie quanto queste si ritrovano l'opzione preselezionata (“opt-out”) (Felix Ebeling & Sebastian Lotz, 2015, “Domestic uptake of green energy promoted by opt-out tariffs”. Nature Climate Change 5, pp. 868–871).
La politica di sostenibilità ambientale promossa dalla Rutgers University
Un piccolo cambiamento che genera grandi conseguenze a favore dell'ambiente, in questo caso. Un altro esempio interessante si riferisce alla politica di sostenibilità ambientale messa in atto a partire dal 2007 dalla Rutgers University, negli USA. Per cercare di ridurre il consumo di carta per stampante dal primo luglio 2007 nei computer dei centri informatici dell'Università è stata preselezionata l'opzione “stampa fronte-retro”. Era sempre possibile cambiare settaggio e optare per la stampa singola, ma ora questa scelta doveva essere fatta in modalità “opt-in”. L'introduzione di questo piccolo escamotage, ha determinato una riduzione media del consumo di carta pari al 48%. In dieci anni, dal 2007 al 2017, sono state risparmiate 29.853 risme di carta; l'equivalente di 12.538 alberi.
Nei menù del ristorante molteplici opzioni di default
Le opzioni di default sono dappertutto anche se nella maggior parte dei casi non riusciamo a vederle. Quando andiamo al ristorante, per esempio, il menù è pieno di opzioni di default. In uno studio condotto in Olanda e appena pubblicato gli sperimentalisti hanno provato a verificare l'effetto del cambiamento dell'opzione di default, da un menù a base di carne ad uno vegetariano. Ai 1653 clienti che nel settembre del 2020 sono andati a mangiare in quel ristorante, settimana dopo settimana veniva presentato un menù con qualche piccolo cambiamento: la prima settimana, per esempio, la scelta dello chef prevedeva un wrap a base di pollo. A fianco veniva indicata la possibilità di avere, a richiesto, lo stesso piatto ma a base vegetale. La seconda settimana, invece, la scelta dello chef prevedeva un wrap a base di piselli. Anche qui veniva indicata la possibilità di sostituire, sempre a richiesta, i piselli con il pollo. E così di seguito per le altre due settimane. Durante la prima settimana (default di carne) il 91.4% dei clienti che aveva ordinato il wrap dello chef lo aveva fatto nella versione col pollo; nella seconda settimana (default vegetale), questa percentuale è scesa al 20% (Taufik, D., et al. 2022. “A reversal of defaults: Implementing a menu-based default nudge to promote out-of-home consumer adoption of plant-based meat alternatives”. Appetite 175).
Ruolo cruciale nel promuovere scelte più sostenibili
Piccoli cambiamenti dalle grandi conseguenze. Molti altri casi sono stati analizzati, dove le opzioni di default possono avere un ruolo cruciale nel promuovere scelte più sostenibili, per esempio nell'acquisto di biglietti aerei che prevedono una compensazione per le emissioni nocive, o nel settaggio della temperatura dei termostati di vari apparecchi di riscaldamento e raffrescamento. Occorrono sempre più numerose politiche pubbliche progettate in modo umano e pensate per esseri umani. Nel caso della protezione dell'ambiente la posta in gioco è troppo alta e il tempo a disposizione troppo poco perché il fattore umano continui ancora ad essere trascurato.