I Commenti de "Il Sole 24 Ore" - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore.
di Vittorio Pelligra
Pubblicato su Il Sole 24 ore il 07/08/2022
La produzione volontaria di un bene pubblico è un esempio classico di “dilemma sociale”, una situazione nella quale, cioè, l'interesse individuale e quello collettivo divergono. Per questa ragione la capacità di produrre beni pubblici è vista come una misura affidabile della propensione di un certo gruppo alla cooperazione.
Questa propensione è influenzata da molti fattori che vengono studiati nell'ambito dell'economia sperimentale. Sappiamo, per esempio, che la cooperazione aumenta quando viene introdotta la possibilità di una “punizione altruistica”, quando, cioè, è possibile spendere parte delle proprie risorse per sanzionare quei membri del gruppo che non fanno la loro parte nella soluzione del dilemma sociale e si comportano in maniera opportunistica. Sappiamo anche che potendo scegliere tra un assetto sociale senza sanzione e uno con l'opportunità della sanzione, la maggior parte delle persone “vota con i piedi” preferendo un contesto nel quale la sanzione tra pari è possibile.
Questa, infatti, garantisce livelli più elevati di cooperazione e quindi di benessere sia da un punto di vista sociale che individuale. Il “voto coi piedi” contribuisce ad attribuire maggiore legittimità al tipo di istituzione che contraddistingue il contesto scelto. In altre parole, la possibilità di sanzione tra pari diventa più efficace perché ho scelto io stesso e non qualcun altro al posto mio di operare in quel dato contesto. Un fenomeno analogo si osserva in quegli studi nei quali i partecipanti hanno la possibilità di esprimere un voto per decidere autonomamente quale assetto istituzionale dare al gruppo cui appartengono. Cosa c'è alla base di questo effetto? Perché si rispetta di più una regola che ci siamo scelti piuttosto che la stessa regola quando questa viene introdotta da un soggetto terzo? Questo è il quesito che hanno analizzato Jean-Robert Tyran e Lars Feld in un importante studio pubblicato qualche anno fa. I due economisti hanno progettato un esperimento basato sul consueto public good game presentato, questa volta, in tre varianti differenti: senza sanzione, con una sanzione moderata e, infine, con una sanzione severa. Inoltre, in un secondo trattamento, le tre versioni public good game non vengono imposte dallo sperimentatore ma possono essere scelte dai partecipanti stessi attraverso una votazione. I membri del gruppo votano rispetto a quale tipo di “organizzazione sociale” – senza sanzione o con sanzione lieve o severa – preferiscono darsi. In questo modo Tyran e Feld sono in grado di verificare in maniera rigorosa sia l'effetto della severità delle sanzioni sia quello della loro “legittimazione popolare”. Ne emerge un quadro interessante. Quando l'assetto istituzionale è dato esogenamente, assegnato, cioè, dagli sperimentatori, la sanzione lieve non fa aumentare significativamente il livello di cooperazione rispetto all'assetto senza sanzione (33% e 30%, rispettivamente).
Cooperazione che invece aumenta in maniera significativa nel caso in cui la sanzione sia severa (89%). Cioè quando la regola è data dall'esterno ciò che induce i soggetti a cooperare è la paura della sanzione e quando questa è lieve, l'effetto deterrente è scarso. Le cose cambiano radicalmente quando gli assetti vengono scelti attraverso una votazione dagli stessi partecipanti. In questo caso l'introduzione di una sanzione lieve fa aumentare il livello di cooperazione di ben tre volte rispetto al caso in cui si scelga l'assetto senza punizione (62% contro 19%). Cosa determina questa differenza? Le ragioni che spingono a cooperare nel caso in cui si voti l'introduzione della sanzione lieve sono essenzialmente due: in primo luogo, le persone possono sentirsi motivate a rispettare una regola che loro stessi hanno votato; in secondo luogo, constatare un forte sostegno a una certa regola che è stata scelta dalla maggioranza dei votanti, segnala che la maggioranza degli altri membri del gruppo ha intenzione di conformarsi a quella stessa regola. Questo secondo fatto può far scattare la cooperazione condizionale e indurre, quindi, anche i riluttanti a cooperare sulla base dell'aspettativa che la maggior parte degli altri membri del gruppo lo farà. Impegno e cooperazione condizionale, sono questi i due elementi che spiegano l'efficacia di una norma indipendentemente dalla severità della sanzione che la supporta. Non è tanto la paura della sanzione, quindi, che rende quella norma efficace quanto il fatto di averla votata e di pensare che, siccome è stata votata dalla maggioranza dei partecipanti, questa stessa maggioranza vorrà rispettarla.
Questo meccanismo altamente efficiente presenta, però, anche un lato oscuro. Se in un certo gruppo, infatti, la sanzione lieve non raggiunge la maggioranza dei voti allora si osserveranno livelli di cooperazione inferiori a quelli che si osservano nel trattamento senza sanzione (il 19% contro il 30%). Questo perché anche il mancato supporto elettorale all'introduzione della sanzione lieve viene interpretato come un segnale della “volontà popolare” che, in questo caso, indica la non disponibilità a conformarsi, il che, a sua volta, attiva un meccanismo di contagio che induce all'inosservanza (“Achieving Compliance When Legal Sanctions Are Non-Deterrent”. Scandinavian Journal of Economics 108, pp. 135-156, 2006).
Se, per esempio, si votasse a maggioranza per l'introduzione dell'obbligatorietà dei pagamenti elettronici, la norma sarebbe probabilmente efficace anche indipendentemente dalla severità della sanzione (dal primo luglio 2020 è stato introdotto l'obbligo di accettare pagamenti elettronici oltre i trenta euro, anche se per i trasgressori non era prevista nessuna sanzione). L'efficacia, infatti, deriva dal segnale che tale approvazione manda alla popolazione generale circa la volontà della maggioranza di conformarsi alla regola. Questo segnale, a sua volta, genera conformità e adesione alla regola stessa.
È un meccanismo del quale occorrerebbe tener conto in ogni momento ma soprattutto ora che in campagna elettorale si definiscono le piattaforme delle varie coalizioni. Proviamo a chiederci che tipo di segnale manderemmo se si promettesse un condono o, come si dice oggi, la “pace fiscale” e questa proposta ottenesse la maggioranza dei voti? Uno che incoraggerebbe o che, al contrario, scoraggerebbe la fedeltà fiscale? E se passasse una legge rigorosa di protezione ambientale? O una sull'accoglienza organizzata? Certo perché il meccanismo di segnalazione possa funzionare è necessario che i vari provvedimenti siano frutto di un processo partecipato che veda il pieno coinvolgimento dei cittadini, altrimenti anche norme “democratiche” potrebbero essere vissute, come spesso capita, come cambiamenti esogeni imposti dall'esterno. Per questo occorre sottolineare che l'efficacia delle norme ed il loro rispetto non si fonda solo ed esclusivamente sulle sanzioni che le accompagnano, ma anche, come abbiamo visto, sulla loro dimensione “espressiva” e sul livello di partecipazione che ha portato alla loro approvazione.
Ecco perché favorire una larga partecipazione alla vita politica ha effetti positivi anche sul livello di rispetto delle norme che vengono approvate attraverso quello stesso processo partecipativo. Una ricerca di qualche anno fa ha mostrato, per esempio, che nei tribunali dello Stato dei Maine, negli USA, le parti coinvolte in controversie minori erano molto più propense a rispettare gli accordi raggiunti attraverso un processo di mediazione piuttosto che provvedimenti, simili in tutto, ma imposti dal giudice. Un altro studio condotto su degli operai in una catena di montaggio ha mostrato come il loro coinvolgimento nelle decisioni sull'ambiente di lavoro faceva aumentare la produttività e ridurre l'assenteismo. Un terzo studio, infine, condotto questa volta su un campione di agricoltori indiani ha evidenziato come la loro partecipazione nella definizione delle regole di allocazione delle risorse idriche e di gestione degli impianti determinava una qualità notevolmente superiore della manutenzione degli impianti.
La democrazia non si esaurisce con un voto. È un sistema di regole complesse che solo diventando forma vitale di una comunità può dispiegare i suoi effetti positivi. Questa forma necessita di partecipazione, coinvolgimento ed informazione credibile e costante, non di una elezione ogni tanto. La democrazia moderna non può essere solo aggregazione di preferenze attraverso il voto ma deve essere sempre più, nello spirito di Habermas, una trasformazione di preferenze attraverso il dialogo e il confronto. Non possiamo quindi prima proporre dei surrogati di partecipazione, ridurre la politica al talk show e poi meravigliarci della disaffezione degli elettori. Le due cose sono collegate chiaramente ed una causa dell'altra.