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La logica del burrone

L’ecologia va inserita dentro l’economia, in quella ecologia-economia integrale che è il grande messaggio dell'enciclica «Laudato si’».

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio il 11/08/2021

Il tema economico del momento è la transizione ecologica. I segnali però sono ambigui. Invece di mettere al ministero dell’Economia una persona con forte e chiara sensibilità ecologica, vi abbiamo messo un uomo della Banca d’Italia e della finanza, e poi gli abbiamo affiancato un altro uomo-maschio per la transizione ecologica – che tra l’altro proviene dalla nostra più grande azienda pubblica di armi –. Continua così quella «logica dei tempi» che ci ha portato nelle condizioni ecologiche che tutti vediamo. Questa logica dicotomica fa sì che l’economia e la finanza agiscano secondo le loro regole autonome (cioè condoni fiscali, rilancio del gioco d’azzardo, etc.) e parallelamente il ministro per la Transizione dovrebbe orientare all’ecologia quell’economia che è concepita e guidata senza essere dall’inizio ecologica. Noi invece sappiamo che se l’economia non è «da subito» e dall’inizio ecologica diventa da subito diseconomia. L’ecologia va inserita dentro l’economia, in quella ecologia-economia integrale che è il grande messaggio della Laudato si’.

Anche i miliardi che stanno affluendo dall’Europa sono ambigui. Non solo non garantiscono soluzione ai nostri problemi, ma possono rappresentare un nuovo problema. L’afflusso di denaro significa aumento del debito pubblico, visto che una buona parte di quei miliardi sono prestiti, a migliori e buone condizioni, ma comunque debito, che si aggiunge al debito corrente (lievitato in questi due anni). E quindi continuiamo a scaricare i nostri guai sul futuro, come nel recente passato. Abbiamo chiamato l’operazione Next Generation EU, ma per ora alla nuova generazione stiamo lasciano enormi debiti. Ecco perché una patrimoniale dovrebbe essere una politica complementare a quella degli aiuti-prestiti dell’Europa e dell’aumento del debito domestico. Perché quando si vivono crisi enormi come questo covid, non è etico spostare le conseguenze dei costi straordinari sui figli. Se siamo una comunità, quando la casa brucia o crolla, coloro che abitano in quella casa, e hanno le risorse per farlo, devono tirarle fuori per il «bene comune».

Questo si chiama principio di sussidiarietà, il quale comanda che prima di chiedere aiuto all’Europa dobbiamo essere noi come Paese a farci carico qui e ora di trovare le risorse e riparare la casa che va in rovina. Perché se queste spese vengono fatte col debito, non solo trasliamo i nostri costi sui giovani, ma facciamo pagare il conto ai più poveri. Tassiamo i non-patrimoni. Perché la fiscalità generale si copre con la tassazione generale, il che significa con le fatiche dei lavoratori dipendenti e del ceto medio-basso, perché è ben noto quante tasse pagano gli imprenditori, i liberi professionisti e i veri ricchi: riparare i danni straordinari con le tasse ordinarie, significa chiedere ai poveri di pagare la riparazione delle case dei ricchi, e far pagare il conto delle nostre tragedie alle prossime generazioni e alle classi meno abbienti. Un’ingiustizia profonda, che si ripete da secoli nel silenzio dei media, perché quanti scrivono e approvano le leggi sono gli stessi che hanno le redini della grande opinione pubblica.

Di tutto questo, e di altro, si è parlato alla giornata nazionale Slotmob del 10 luglio contro l’azzardo (francescoeconomy.org), e poi (se ne parlerà) al Festival dell’Economia civile (www.festivalnazionaleeconomiacivile.it) a Firenze (Palazzo Vecchio) dal 24 al 26 settembre. Per continuare a pensare l’economia in profondità, perché il mondo non continui a soffrire troppo «per mancanza di pensiero».

Credits Foto: © Giuliano Dinon / Archivio MSA

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