Meritocrazia

Opinioni - Le nuove teorie vengono raccontate come post-gerarchiche, ma non lo sono, perchè dividono il mondo in guide e seguaci. Il vero agente di cambiamento è colui che non si sente leader

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenireil 11/11/2022

La leadership è una delle parole sacre della religione del nuovo capitalismo del XXI secolo. La riflessione, e soprattutto, la pratica dei fenomeni oggi chiamati “leadership” sono in realtà molto antiche. Non è difficile trovare nei grandi pensatori del passato, dai greci fino a Max Weber, idee e persino vere e proprie teorie sulla creazione e gestione dei leader e sul loro declino. La scienza economica se ne è occupata poco, perché da sempre è più interessata ai mercati e alle azioni razionali individuali che alle organizzazioni e ai fenomeni collettivi complessi, sebbene alcuni grandi economisti (Vilfredo Pareto, per esempio) abbiano scritto pagine molto belle sulle ideologie che producono leader e poi li eliminano. La sociologia e il management se ne sono occupati di più, perché, nella sostanza, le teorie della leadership sono varianti e sviluppi (meno sofisticati) delle teorie dell’autorità e dell’esercizio del potere nei gruppi umani, incluse le imprese: i classici argomenti nelle scienze sociali.

Un'indagine storico-teologica alle radici della meritocrazia

La civiltà della cicogna rid 500Luigino Bruni

Edizioni Sanpino, Torino,  2022
Collana "EticaMente"
ISBN: 979-12-80546-29-6
Acquista su Edizioni Sanpino

«La meritocrazia sta diventando la nuova religione del nostro tempo, i cui dogmi sono la colpevolizzazione del povero e la lode per la diseguaglianza… Nel XX secolo, in Europa, abbiamo combattuto la diseguaglianza come un male; nel XXI secolo, è bastato cambiarle nome (meritocrazia) per trasformare la diseguaglianza da vizio a virtù pubblica» (Luigino Bruni).

Per i “posti chiave” della società si scelgono manager da curriculum affollato di master e titoli di studio, incapaci di vere relazioni, di etica e di umanità. Qualità in forte ribasso che sono anche alla radice dell’attuale crisi economica. Sono le idee di partenza di questo prezioso saggio di Luigino Bruni, economista, storico e profondo conoscitore della Scrittura. Un testo in cui analizza i fondamenti filosofici del merito: da categoria teologica a dogma economico. E cerca nella Bibbia il valore del merito. Un’analisi approfondita tra i libri sapienziali (Giobbe e Qoelet) e quelli storici, in particolare nei Libri dei Re.

A un certo punto nella civiltà occidentale è apparsa un’idea nuova e imprevedibile: una società meritocratica era finalmente possibile e questa era la business community

di Luigino Bruni

pubblicato su Corriere Buone Notizie il 19/12/2019

La meritocrazia è oggi la legittimazione etica della diseguaglianza. Nel XX secolo, in Europa, abbiamo combattuto la diseguaglianza come un male; nel XXI secolo, è bastato cambiarle nome (meritocrazia) per trasformare la diseguaglianza da vizio a virtù pubblica. Destino bizzarro, se si pensa che la meritocrazia è stata ed è presentata come una lotta alla diseguaglianza - per questo la bizzarria che i fanatici della meritocrazia siano persone che in buona fede vorrebbero una società migliore e più giusta.

Recensione al saggio di Luca Ricolfi La rivoluzione del merito

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenireil 20/09/2023

Il saggio di Luca Ricolfi La rivoluzione del merito (Rizzoli, 2023) è una convinta e tenace difesa del merito che, a sua detta, può convivere con una critica alla meritocrazia. Il sociologo torinese denuncia subito il suo sconcerto «di fronte al fuoco di sbarramento che una parte così cospicua del mondo progressista sta alzando contro il merito» (p. 12), perché, sostiene (con molti altri), che il merito sia «l’unico strumento che chi sta in basso ha per sfidare chi sta in alto» (p. 13).

Nell'ambito Biennale Tecnologia 2022 organizzata dal Politecnico di Torino, lezione di Luigino Bruni dal titolo:

«Critica alla ragione manageriale»

Logo Biennale Tecnologia 2022 300Introduce: Ottavia Giustetti. L'ideologia neo-manageriale sta riscuotendo un successo globale, senza incontrare alcuna resisten­za etica. La ragione di ciò è il suo presentarsi come "tecnica" e non come ideologia quale realmente è. I suoi due principali pilastri ideo­logici sono la teoria dell'incentivo e la meritocrazia.

Il filosofo americano Michael Sandel ha sostenuto che l’ideale meritocratico è diventato una potente giustificazione della crescente disuguaglianza tra perdenti e vincenti della società di mercato.

Perché? Qual è il valore del merito? E quale il suo lato oscuro? Se il merito scaturisce, almeno in parte, da talenti naturali e circostanze familiari, si può sostenere che esso è un dono? Quale responsabilità deriva da questo dono? E qual è il modo migliore di far fruttificare i talenti ricevuti?

Antonio Magliulo e Carlo De Matteo dell'Associazione Newman ne hanno parlato con Luigino Bruni, professore ordinario di economia politica presso l’Università LUMSA di Roma e autore di importanti saggi e libri alcuni dei quali dedicati al tema della meritocrazia.

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