#EoF: le storie - Keisuke Shimakage è un giovane imprenditore giapponese che nel 2014 ha fondato Oton Glass per aiutare il padre. Il dispositivo aiuta non vedenti e ipovedenti o persone dislessiche
di Maria Gaglione
pubblicato su Avvenire il 21/06/2020
Fare ricerca, fare impresa. Keisuke Shimakage è un giovane imprenditore giapponese. Nel 2014 ha fondato un’azienda «perché – dice Keisuke – nella nostra società nessuno deve essere lasciato indietro». Si tratta di Oton Glass che realizza occhiali “intelligenti” per persone non vedenti e ipovedenti, dislessiche o con patologie significative che impediscono una corretta lettura dei messaggi. Questi occhiali permettono di convertire immagini di testi scritti in suoni attraverso cloud computing.
L’aspetto è simile a quello di occhiali tradizionali, ma in realtà integrano due fotocamere e un auricolare. La tecnologia che sta alla base è complessa e sofisticata, frutto della collaborazione con gruppi di ricerca universitari (National Institute of Advanced Industrial Science and Technology del Giappone) che ha portato anche a pubblicazioni scientifiche. «Grazie a questi dispositivi, l’immagine del testo che si vuole riprodurre – ci spiega Keisuke – viene inviato ad un sistema, utilizzando Raspberry Pi, e una volta elaborato, viene trasmesso a chi indossa gli occhiali attraverso l’auricolare. Se necessario il device può fornire anche la traduzione del testo nella lingua desiderata».Impresa e ricerca, dunque, tecnologia e implementazione, per superare difficoltà e barriere. All’origine di questa idea imprenditoriale c’è una storia personale per Keisuke.
«Ho iniziato a lavorare alla progettazione di Oton Glass perché mio padre potesse recuperare il suo deficit visivo. Nel 2012 in seguito a un intervento chirurgico ha sviluppato una forma di dislessia. La prima cosa che ho fatto in quel periodo è stato “intervistare” mio padre per capire i problemi che aveva nella quotidianità e osservare il suo comportamento. Durante la fase di ideazione, ho preparato schizzi e progettato prototipi al computer. Ho poi formato un team di ingegneri e progettisti che hanno realizzato un primo prototipo funzionante. Mio padre ha fatto da test e sulla base delle sue indicazioni abbiamo apportato altre modifiche per realizzare prototipi più avanzati, sottoposti ad altre cinque persone dislessiche che ci hanno fornito ulteriori suggerimenti».
Questo approccio Keisuke l’ha conservato anche nella sua giovane azienda. «È stato fondamentale per noi creare una community composta da ingegneri dello sviluppo, programmatori, ricercatori insieme a persone ipovedenti che sono i nostri utilizzatori finali. La loro presenza, collaborazione, feedback sono preziosissimi. Ed è una gioia sapere che questo strumento li aiuta ad avere più fiducia in sé stessi, ad uscire di casa e ad interagire con gli altri con più facilità, anche nell’ambito lavorativo. Alcune città, come Toyooka, Sibuya, Fuchu, Mitsuke, hanno riconosciuto Oton Glass tra i dispositivi di supporto per persone disabili».
Ha ancora molti progetti Keisuke per migliorare i suoi occhiali intelligenti e guarda al futuro con speranza per costruire una nuova economia capace di accogliere le fragilità umane e dare risposte concrete. Anche fare ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie significa “prendersi cura”. Anche progettare occhiali intelligenti può essere strumento di inclusione sociale.