I Commenti de «Il Sole 24 Ore» - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore.
di Vittorio Pelligra
Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 31/12/2023
Mikey Sachs è affranto. Passeggia solitario per le strade di New York. Arriva nel giardino della Columbia, proprio sotto la statua de Le Penseur di Rodin. È assillato da dubbi esistenziali. Guarda quegli edifici che trasudano cultura e, tra sé e sé, mormora “Milioni di libri scritti su ogni argomento possibile e immaginabile da tutti questi sapientoni, ma, alla fine, nessuno ne sa più di me sui grossi interrogativi della vita”. È una delle scene più belle del bellissimo Hannah e le sue sorelle, film del 1986 firmato alla regia da Woody Allen che recita anche nel personaggio di Mikey.
È da un anno esatto che, ogni settimana pubblico su queste colonne frammenti di un lungo racconto incentrato sulla storia del concetto di giustizia. Partiti da Omero e dai tragici greci e passando per Tommaso, Hume, Kant e molti altri, la settimana scorsa siamo arrivati a Karl Marx. Un viaggio lungo un anno durante il quale abbiamo percorso se non una piccola parte dell’itinerario che ci aspetta e che vedrà il suo tratto finale, più arduo ma anche più affascinante, nel confronto con le prospettive contemporanee.
Siamo a fine anno ed è tempo di bilanci, sia pure provvisori. Dopo cinquantadue settimane di confronto costante e continuato con tutte queste menti brillanti, le loro idee profonde, le tradizioni secolari – i «milioni di libri» di cui parla Mikey Sachs, verrebbe quasi da concludere sconsolati assieme a lui che “nessuno di questi sapientoni ne sa più di me sui grossi interrogativi della vita”. E saremmo, Mikey ed io, in buona compagnia.
Carl Schmidt, grande filosofo del diritto, infatti scriveva al riguardo “Che cos’è la giustizia? Non v’è altra domanda che non sia stata discussa in modo tanto appassionato; non v’è altra domanda per la quale non si siano versati tanto prezioso sangue e tante amare lacrime; non v’è altra domanda alla quale sia stata dedicata una riflessione tanto intensa da parte dei più illustri pensatori (…) Eppure questa domanda resta ancora oggi come in passato priva di risposta”.
Carl Schmidt come il Mikey Sachs di Woody Allen allora? Sì e no. Prospettive diverse perché mentre il newyorkese cerca invano le risposte al suo mal di vivere nei libri dei sapienti, Schmitt è convinto che tale domanda non abbia affatto risposta; ma anche simili però, perché Micky Sachs alla fine la sua risposta la trova nell’amore sincero e finalmente pacificato per la sorella della prima moglie, perché «il cuore è un muscoletto davvero molto elastico», e anche Schmitt trova la sua risposta concludendo che per comprendere cosa sia realmente la giustizia sia necessario «cercare di formulare sempre meglio la domanda».
E allora gli scritti di questa serie di Mind the Economy forse non servono tanto per cercare risposte, ma per cercare di formulare meglio certe domande, per indagare l’attesa di giustizia che ha accompagnato la nostra storia in ogni epoca. Un’attesa questa, che non equivale ad una posa statica, ma a un moto dinamico. Appare evidente nell’uso spagnolo del termine dove “esperando justicia” indica contemporaneamente l’attendere e lo sperare. E sappiamo da Sant’Agostino, che “Spei duo pulchri liberi sunt”, “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle”.
Allora, l’attesa di giustizia, è quella speranza alimentata dallo sdegno davanti a ciò che di più ingiusto c’è intorno a noi; e come non pensare immediatamente alle guerre che ormai quasi ci appaiono sfumate, come in lontananza. Sofferenza che troppo presto sembra aver prodotto una assuefazione mediatica. E poi il pianeta ferito. Una ferita così grande che è diventata casa e della quale quasi fatichiamo ad accorgerci. Le povertà di ogni tipo, degli ultimi, degli scartati e le diseguaglianze tra le razze, i generi, le età. Luoghi di irriconoscenza, disrispetto e vessazione.
Se non riprenderemo a provare sdegno per queste ingiustizie che gridano, non riusciremo a trovare il coraggio necessario ad operare quella speranza attiva che porta il cambiamento, in noi e fuori di noi. Attendere giustizia significa, quindi, non smettere di domandarla, non limitarsi a sperarla ma prendere o riprendere ad operare per suo conto e in suo nome.
Buon anno.
Credits foto: © Luca Sarà