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#Brasile: intraprendere con «tanto amore»
L'imprenditrice sociale Katia Dalpiaz ha conosciuto da poco l'ecosistema del "business d'impatto"e l'Economia di Comunione, ma vi ha riconosciuto se stessa ed il modo in cui già da molti anni vive la sua vocazione all'imprenditorialità
di Cibele Lana
fonte Cidade Nova – giugno 2022
«Sono un'imprenditrice da quando sono nata». E se essere imprenditori significa "sviluppare, eseguire, realizzare", davvero Katia Dalpiaz non poteva dare una definizione migliore di sé.
Gaucha (abitante dei campi del Rio Grande do Sul, Brasile) residente in Alagoas (nord-est del Paese), imprenditrice sociale, Katia Dalpiaz ha trovato nell'ecosistema del business d'impatto e nell''Economia di Comunione, una definizione e un significato per tutto ciò che ha sempre realizzato nella vita. «Ho sempre fatto tutto senza sapere che potevo definirlo un "affare d'impatto"».
Quando ha scelto di studiare nutrizione il suo intento era quello di lavorare nel campo della sicurezza alimentare per fornire alle persone le giuste informazioni per alimentarsi bene. Presto si è resa conto che conoscere i principi della nutrizione più corretti era inutile alle persone se queste non avevano i soldi per acquistare cibo di quelità e quindi è iniziata una nuova avventura per Katia che ha iniziato a intraprendere progetti sociali e culturali.
«Si può avere la migliore dieta, ma se non si hanno i soldi per accedere a cibo di qualità, e all'istruzione, non si ha sicurezza alimentare. (...) Se la persona non lavora, non mangia».
Una specializzazione culminata nella creazione di un'organizzazione non governativa (ONG), sempre a Porto Alegre, che ha formato le donne in materia di imprenditorialità, igiene e marketing per la vendita della tradizionale cuca, una squisitezza della cucina gaucho a base di banane.
Per molti altri anni si è dedicata a progetti culturali e sociali nella capitale del Rio Grande do Sul, conciliando tutto con la maternità.
Nel 2019 si è trasferita con la famiglia a Alagoas e nemmeno la pandemia è stata in grado di fermarla. Ben presto si è avventurata nell'ambito delle reti sociali, ha conosciuto i gruppi culturali locali ed è diventata segretaria generale del Forum della cultura popolare e dell'artigianato.
«Nel 2020 è nata la legge Aldir Blanc* e ho iniziato a fare delle dirette che spiegavano la documentazione necessaria per l'invito a presentare proposte, utilizzando un linguaggio molto semplice. Ci sono state 8 riunioni virtuali, una per regione».
A partire dall'iniziativa, Dalpiaz ha elaborato sei progetti su richiesta degli artisti, ottenendo l'approvazione di tutti e sei. «Con i soldi che mi hanno dato, ho aperto la mia azienda. Chi poteva aprire una società di produzione culturale nel marzo 2021? Solo io» ricorda.
Oggi, la imprenditrice si dedica alla preparazione di progetti culturali per gli artisti locali, facendo pagare un giusto contributo solo in caso di aggiudicazione del bando. "Gli artisti sono senza soldi. Quindi vengo pagata solo quando effettivamente ricevono i contributi".
Il suo recente contatto con l'Economia di Comunione e l'Economia di Francesco ha portato a Katia Dalpiaz un senso di appartenenza a una rete impegnata negli stessi scopi. Durante un corso sull'Economia di Comunione, la imprenditrice ha "incontrato" Chiara Lubich, leader civile e religiosa che ha ispirato l'Edc:
«Chiara diceva che bisogna fare tutto con amore ed è quello che io faccio sempre: con tanto amore. E questo deve valere anche per le persone e le relazioni. Non serve a nulla avere la migliore attività d'impatto se non si fa con amore. E nella mia esperienza di vita, io ho fatto così».
* La Legge Aldir Blanc è una legge federale brasiliana (Legge federale 14.017/2020) che stabilisce meccanismi e criteri per garantire il sostegno agli operatori culturali e il mantenimento di territori/spazi culturali con attività interrotte a causa di uno stato di calamità pubblica, ad esempio la pandemia causata dal coronavirus.