Mind the economy

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Hegel e la natura ambivalente della società civile

I Commenti de «Il Sole 24 Ore» - Mind the Economy, la serie di articoli di Vittorio Pelligra sul Sole 24 ore.

di Vittorio Pelligra

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 12/11/2023

L’originalità della posizione hegeliana nel panorama della filosofia politica che si era sviluppato fino ad allora appare cristallina. La sua critica a quello che potremmo definire il costruttivismo di Kant è radicale. Le istituzioni non si fondano da zero. Esse esistono e tutt’al più si riformano. Gli individui non nascono nel vuoto sociale, ma all’interno di una rete di relazioni, di una comunità, di una storia, di una tradizione dalla quale non possono prescindere ma che contribuiscono a plasmare. Questa “datità” è ciò che Hegel definisce “eticità”, Sittlichkeit, nel termine tedesco. Il ruolo della filosofia diventa, allora, quello di aiutarci a riconoscere questa datità e a conciliarci con essa, vale a dire farci comprendere in che modo al suo interno gli individui possono conquistare, il più alto dei valori, la libertà.

L’esperienza dell’eticità si svolge in “progressione dialettica”, come suggerisce Giuseppe Bedeschi: innanzitutto nell’ambito familiare, dove le relazioni naturali nascono e si sviluppano; prosegue poi in quella che Hegel chiama, riprendendo l’espressione di Adam Ferguson, la “società civile” e giunge poi a compimento nell’ambito dello Stato, che rappresenta l’incarnazione ultima dell’eticità.
Le tre forme della società civile

Ora, l’analisi della società civile è cruciale perché in essa nasce la consapevolezza, centrale nel pensiero hegeliano, dell’interdipendenza, dei suoi costi e delle sue opportunità. Le forme in cui si articola la vita della società civile sono tre e si distinguono in un “sistema dei bisogni” (Bedürfnisse), nell’“amministrazione della giustizia” (Rechtsflege) e, infine, nella “polizia” (Polizei) e nella “corporazione” (Korporation). Il “sistema di bisogni” è il luogo nel quale si coopera per soddisfare reciprocamente i propri bisogni. Tale necessità genera la divisione del lavoro, l’innovazione e il progresso economico che a sua volta determina una nuova strutturazione in classi nell’ambito delle quali si fa esperienza, appunto, della fondamentale interdipendenza umana.

 Il secondo momento della società civile, la Rechtsflege, l’amministrazione della giustizia, si sviluppa per regolare gli scambi nell’ambito del sistema dei bisogni, per garantire la sicurezza degli individui e delle loro proprietà. Troviamo infine la Polizei e la Korporation. La prima indica l’autorità di controllo ma in un senso molto ampio. Per esempio, vengono considerate le funzioni regolatrici che facilitano il funzionamento del mercato, la fissazione dei prezzi e la determinazione degli standard qualitativi delle merci. La corporazione invece è quell’entità che mette insieme lavoratori e datori di lavoro così come le organizzazioni politiche più elementari. “Il ruolo delle corporazioni – come fa notare al proposito John Rawls – è quello di moderare l’individualismo competitivo del sistema dei bisogni (dell’economia) e preparare [gli individui] alla loro vita come cittadini dello stato”.

Nel passaggio dalla condizione naturale della famiglia alla vita nella società civile i cittadini non solo soddisfano i propri bisogni materiali e di sicurezza ma si immergono nell’universalità dell’interdipendenza. “La persona concreta – scrive Hegel nel paragrafo 182 dei Lineamenti di Filosofia del Diritto (1820) – è l’uno dei principi della società civile – ma la persona particolare siccome essenzialmente in relazione ad altrettante particolarità, così che ciascuna si fa valere e si appaga tramite l’altra e in pari tempo semplicemente soltanto siccome mediata dalla forma dell’universalità, l’altro principio”. E continua nel paragrafo successivo “Il fine egoistico nella sua realizzazione, in tal modo condizionato dall’universalità, fonda un sistema di dipendenza omnilaterale, per cui la sussistenza e il benessere del singolo e il suo esserci giuridico intrecciato con la sussistenza, il benessere e diritto di tutti, su ciò è fondato e soltanto in questa connessione è reale e assicurato”. Attraverso una terminologia non proprio agevole Hegel ci sta dicendo che la dinamica iniziale della società civile si gioca nell’interazione tra la “persona concreta”, da una parte, il singolo con i suoi bisogni, i suoi interessi e la sua individualità, e l’“universalità”, dall’altra; termine che indica la rete di relazioni con gli altri e l’interesse generale.

In questa dinamica, dunque, il singolo, in maniera non troppo dissimile da quanto avviene con la mano invisibile di Adam Smith, “si appaga mediante l’altr[o]. Nella società civile, quindi, se è vero che “ciascuno è fine a se stesso - continua Hegel – il fine particolare, mediante il rapporto con gli altri, si dà la forma dell’universalità e si appaga, poiché esso insieme appaga nello stesso tempo il benessere altrui”. La promozione del benessere sociale in questa dimensione emerge allora come un effetto inintenzionale del perseguimento intenzionale dell’interesse personale da parte dei singoli. Eppure, nonostante la presenza di questa positiva interazione tra individualità e universalità, Hegel mostra un atteggiamento decisamente critico nei confronti del “sistema dei bisogni” della società civile. Esso è infatti il luogo del particolare, delle passioni acquisitive, degli interessi partigiani e, lì dove questi concorrono al bene collettivo, lo fanno in maniera del tutto non intenzionale.

Uno degli aspetti che desta particolare preoccupazione nel filosofo riguarda l’affermarsi delle diseguaglianze e dell’alienazione. “Ad opera della generalizzazione della connessione degli uomini attraverso i loro bisogni e dei modi di preparare e provvedere i mezzi per questi - scrive nel paragrafo 243 - si accresce dall’un lato l’accumulazione delle ricchezze - poiché da questa duplice generalità vien tratto il più grande profitto -, come dall’altro lato la singolarizzazione e limitatezza del lavoro particolare e con esso la dipendenza e ristrettezza della classe legata a questo lavoro, con il che è connessa l’incapacità di sentire e di godere le ulteriori libertà e particolarmente i vantaggi spirituali della società civile”. L’economia di scambio, dunque, se da un lato, produce benefici condivisi, contemporaneamente genera disuguaglianza e alienazione. La “singolarizzazione” e la “limitatezza” che congiuntamente sottraggono senso all’azione e alla vita del lavoratore. Questa deprivazione spirituale assieme a quella materiale – “Il decadere di una grande massa al di sotto della misura d’un certo modo di sussistenza” – scrive Hegel poco dopo – genera gravi conseguenze tra cui la perdita del “sentimento del diritto, della rettitudine e dell’onore di sussistere mediante propria attività e lavoro”. Questo svilimento, l’inutilità del proprio lavoro, la perdita dei diritti e soprattutto la consapevolezza di poter contribuire al proprio benessere e a quello della propria comunità, determina per Hegel la nascita della “plebe”. Una situazione che viene generata dal “sistema dei bisogni” e che la società civile non ha la forza né le risorse per risolvere. Questa infatti - continua - “non è ricca abbastanza, cioè non possiede, nella ricchezza ad essa propria, abbastanza per ovviare all’esuberanza della povertà e alla formazione della plebe”.

I “regolatori” e le associazioni

Il pessimismo dello sguardo hegeliano sulla società civile muta solamente quando viene considerato il ruolo che in essa svolgono la Polizei e la Korporation. La “polizia” è dotata di un potere di controllo e regolamentazione che è necessario proprio per mitigare, l’abbiamo visto, gli effetti negativi della dinamica economica del “sistema dei bisogni”. Questo è infatti, di autoregolarsi autonomamente. La corporazione, poi, costituisce il vero fulcro della vita della società civile. Essa raggruppa gli artigiani, i commercianti e i lavoratori della manifattura che, volontariamente, si associano “secondo la qualità oggettiva della loro abilità e rettitudine, in un numero determinantesi attraverso la connessione generale”. La corporazione rappresenta un’estensione della famiglia che ha, tra le altre, la finalità “di sostenere per gli appartenenti ad essa la cura contro le accidentalità particolari, così come per l’educazione alla capacità di venir assegnati ad essa - in genere di intervenire per essi come seconda famiglia”.

Se nel “sistema dei bisogni”, dunque, l’interesse personale e l’egoismo sono i principi regolatori e il bene collettivo può emergere solamente come conseguenza non intenzionale, la “corporazione” è il luogo della solidarietà; essa rappresenta “accanto alla famiglia (…) la seconda radice etica dello stato, la radice poggiata nella società civile. La prima contiene i momenti della particolarità soggettiva e della universalità oggettiva in unità sostanziale; ma la seconda unifica in modo interiore questi momenti (…) così che in questa unificazione il benessere particolare è come diritto e realizzato”. Il momento della corporazione rappresenta il contraltare positivo del “sistema dei bisogni”; redime, in qualche modo, la società civile immettendovi legami sociali improntati alla solidarietà, alla coesione, al supporto reciproco; legami capaci di curare differenze e alienazione e di fondare, in questo modo, una comunità, preparando, al contempo, l’avvento dello Stato, “La realtà dell’idea etica”, ultima fase della Sittlichkeit cui Hegel assegna il ruolo di conciliare definitivamente la particolarità e l’universalità.

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