Economia della gioia 3/ La cultura giubilare attraversa la Bibbia in profondità come nei due episodi cruciali del libro di Neemia
di Luigino Bruni
pubblicato su Avvenire il 08/04/2025
La cultura giubilare non va cercata soltanto nei testi che regolano espressamente il Giubileo o l’anno sabbatico. In diversi libri della Bibbia ci sono, infatti, passaggi che contengono dimensioni decisive per comprendere l’umanesimo del giubileo. Dopo l’analisi del libro di Geremia, ora guardiamo da vicino un capitolo del libro di Neemia, un alto funzionario (coppiere) della corte del re persiano Artaserse (465-424 a.c.). Neemia era un ebreo laico nato in esilio, che, come Ester, arrivò alle più alte cariche di corte, e poi divenne governatore della Giudea sotto l’occupazione persiana. Neemia, mentre si trovava a Susa, venne a conoscenza della condizione misera dei giudei di Gerusalemme: “I superstiti che sono scampati alla deportazione sono là, nella provincia, in grande miseria e desolazione; le mura di Gerusalemme sono devastate” (Ne 1,3). Neemia sentì una chiamata (cap. 2), chiese al re di essere inviato a Gerusalemme per ricostruirla. Quando, infatti, un parte degli esiliati in Babilonia tornò in patria, la convivenza con gli ebrei restati a Gerusalemme non fu facile. C’erano evidenti ragioni economiche e patrimoniali - le terre dei deportati erano, almeno in parte, passate alle famiglie rimaste e ora venivano reclamate -; ma c’erano anche ragioni teologiche e religiose: chi era scampato alla deportazione tendeva a trattare i deportati come colpevoli che avevano meritato l’esilio (operazioni molto comuni in molte comunità).