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- Miriam Elizabeth Fogarty
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#Covid-19 e EdC - In Vivo, Bratislava: due sorelle e la forza dell´argilla
La storia di una delle prime aziende Edc in Slovacchia, In Vivo: dagli inizi nei mercatini di strada ad un bellissimo negozio e 20 dipendenti, fino alla chiusura causa pandemia Covid: oggi il coraggio di reinventarsi e ricominciare
raccolto da Miriam Elizabeth Fogarty
Possono resistere per sempre, oppure rompersi in un attimo. Gli artefatti di In Vivo rappresentano la forza e la fragilità dell´azienda che li produce.
Una storia che affonda le sue radici nel 1993, quando la Slovacchia stava nascendo come Repubblica e con essa molte nuove realtà economiche, in un contesto in cui diventare imprenditori significava essere pionieri e affrontare una giungla burocratica non da poco. Una scelta non scontata per Gabriela Kosečková, neodiplomata che all´epoca trascorreva un periodo in Italia, dove entrò in contatto con l´idea di economia di comunione, un concetto che la travolse: aveva scoperto un modo che le consentiva di creare, guadagnare e fare del bene contemporaneamente. La sua creatività si mise in moto e con questo nuovo progetto in tasca fece ritorno a Bratislava, dove confidò l´idea alla sorella Lucia, laureanda, che ne rimase conquistata quanto lei. Così aprirono la partita iva e Gabi iniziò a creare manufatti d´argilla nel loro piccolo appartamento. Una valigia era il loro magazzino, e con essa si recavano su strade e piazze a vendere i loro prodotti. L´idea di un vero e proprio negozio, allora, non era nemmeno in cantiere.
Non solo l´imprenditoria era una novità, ma anche gli articoli da loro proposti erano di un genere tutto nuovo, si può dire sconosciuto. Le persone conoscevano solo le ceramiche tradizionali, che solitamente stavano esposte nelle vetrine delle case senza essere mai toccate. Gabi e Lucia, invece, proponevano un design nuovo e la prospettiva di un utilizzo quotidiano dei loro prodotti. Una bella sfida che avrebbe potuto scontrarsi con un mercato non pronto ad accoglierle, invece le loro creazioni ebbero grande successo, tanto che la valigia tornava a casa vuota. I ritmi di lavoro si facevano sempre più frenetici, le sorelle si alternavano nella vendita e nella produzione, gli spazi a disposizione si facevano stretti, nuove necessità emergevano. Così nel 1997 aprirono il negozio. La produzione ormai avveniva presso il punto vendita, finché non fu necessario ampliarlo e si spostò la lavorazione nel suggestivo atelier in cui si trova ancora oggi. Intanto era stato scelto anche il nome In Vivo, che vuole significare "dalla vita per la vita".
Nonostante la concorrenza iniziasse a farsi largo, la qualità dei prodotti In Vivo, la loro originalità e l´ispirazione che li caratterizzava continuavano a mantenere l´azienda solida, tanto da dare lavoro a 20 persone. Finché non è scoppiata la pandemia.
Saracinesca abbassata, strade vuote, affitto da saldare, stipendi da pagare.
Lucia e Gabi si sono trovate davanti a decisioni difficili che hanno saputo affrontare con lo spirito dell´economia di comunione: per loro non si trattava di "fare un elenco delle persone e eliminare il più possibile" ma "guardare ad ogni dipendente come persona, nella sua situazione di vita, e come tenerlo il più a lungo possibile a queste condizioni." All´inizio non era chiaro come si sarebbe evoluta la situazione, ma quando si capì che non era una cosa passeggera, si è dovuto procedere a malincuore con i licenziamenti, senza false promesse. Il passo più grande e doloroso ad agosto: la chiusura del negozio.
Un segno di speranza in questo buio è arrivato dalla rete di aziende EdC. Un gruppo di imprenditori polacchi, volendo dare sostegno a un´azienda colpita dalla crisi della pandemia, ha scelto proprio In Vivo. Oltre alla riconoscenza per questo contributo, subito è scattata anche la spinta a usare questi soldi responsabilmente per moltiplicare il bene ricevuto, dando lavoro a chi non ne aveva.
Attualmente il focus aziendale mira alla diversificazione della clientela, l´intensificazione dei rapporti e del network, il potenziamento delle vendite online e l´avvio del processo di restyling che l´azienda, a oggi 4 dipendenti, rinviava ormai da molto.
"La crisi" dice Lucia "ha mostrato che anche l´impossibile è possibile. Tutto è possibile, basta volerlo."
Credits foto: Martina Baumann e Archivio In Vivo