Milano: al via il 5° anno della Scuola popolare di economia civile e di comunione
di Andrea Penazzi
Il primo appuntamento di questo nuovo anno della “Scuola popolare di economia civile e di comunione”, il quinto, è stato per tutta la Lombardia a Milano l'1 dicembre 2018. Da un lato stesso metodo/obiettivo nonché il concentrarci sulle specificità dell'Economia di Comunione (vedi anche: "Lombardia: al via il 1° dicembre il nuovo EdClab"), dall'altro lato un'occasione speciale - e così sarà ogni volta quest'anno - per incontrarci via via con le realtà promotrici e partner dell'iniziativa “Prophetic Economy”, in questo caso il Movimento SlotMob. Per questo ci siamo dati appuntamento nel quartiere Giambellino alla periferia sud-ovest di Milano dove da più di due anni vi è uno dei nodi più vivaci del Movimento SlotMob milanese e italiano. E siamo partiti quindi dal conoscere proprio nel dettaglio questa esperienza, nata in un quartiere molto particolare di Milano.
Per molti infatti il Giambellino è solo il bar di una canzone del 1960 di Giorgio Gaber (La ballata del Cerutti) in cui il protagonista era l'esempio di un giovane che, cercando di arrangiarsi come poteva, per un furto finiva in carcere per pochi mesi e poi riprendeva “da duro” la vita nel quartiere. E in effetti il quartiere spesso è finito nella cronaca nera. Qui, ha abitato e ha formato la sua prima banda Renato Vallanzasca, qui è sorto il nucleo storico delle Brigate rosse, qui (via Odazio e dintorni) era negli anni Settanta ’70 la piazza di spaccio più grande d’Europa)...
Il quartiere nasce nel 1925, quale area urbanizzata vicino alle fabbriche che costeggiano il Naviglio Grande. La crescita consistente avviene nell’ultimo dopoguerra. Ed è una crescita che con il cosiddetto boom economico vede l'arrivo di molti immigrati dal Veneto, dalla Toscana, dal Meridione.
Tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80, il Giambellino diventa protagonista di uno speciale attivismo a livello politico, sociale, sportivo, culturale che continua fino ai giorni nostri. Dalla Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino (nata da don Renato Rebuzzini e da gruppi di volontari) al Laboratorio di Quartiere. Dall'impegno di don Gino Rigoldi nel Carcere Minorile Beccaria al Progetto Tappeto Giallo, rivolto ai bambini. Da “Scendi c’è il cinema” (rassegna estiva di film nei cortili delle case) agli orti in comune, le conferenze, gli spettacoli animate da tante realtà associative del quartiere.
Luci e ombre di un territorio densamente abitato (cinquantamila residenti). E tra le “luci” vi è anche quella di essere un quartiere anche un po' “no slot”. Tutto è incominciato – ci raccontano Susanna Mattarelli e Rossella Sacco tra le animatrici del Movimento Slot Mob a Milano - nel febbraio del 2016. Un gruppo di persone appartenenti alla comunità della Parrocchia del Santo Curato d’Ars (in Largo Giambellino 127, sede proprio per questo anche del nostro stesso incontro della Scuola popolare) incomincia a rendersi consapevole del problema causato dalla dipendenza dall'azzardo. La parrocchia (nel marzo 2016) organizza un incontro con Angela Fioroni (già sindaco di Pero e autrice di “Un gioco pericoloso”) aperto a tutto il quartiere e poi il coinvolgimento cresce fino alla partecipazione alla Giornata nazionale dello SlotMob del 7 e 8 maggio 2016 che a Milano si svolge proprio in un bar del Giambellino (il “Flor & Art Cafè” di piazza Frattini). Molte le realtà via via coinvolte: Movimento dei Focolari, Spazio Aperto Servizi cooperativa sociale ONLUS, Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino, Associazione Bambini in Romania ONLUS, Decanato Giambellino, Associazione Laboratorio di quartiere Giambellino Lorenteggio...
Tra le iniziative di quella giornata si segnano su una mappa i bar che non hanno le slot machines. E da qui nasce nei mesi successivi l'idea di continuare nel quartiere a trovarsi periodicamente per un aperitivo in ogni bar libero dalle slot. Ecco gli “Aperitivi SlotMob”: momenti di informazione e sensibilizzazione sul tema del contrasto al gioco d’azzardo, ospitati da alcuni locali che hanno fatto la scelta di non vendere e di non installare prodotti di azzardo (https://www.facebook.com/groups/124614711275940/).Susanna e Rossella ci spiegano per ognuno dei dieci bar la storia (in alcuni casi particolamente commovente) della scelta imprenditoriale di ciascun esercente, il modo in cui gli hanno contattati...
Ecco la mappa aggiornata dei bar del Giambellino dove, senza l'azzardo, c'è più spazio per le persone:
-Atelier del Caffè di Via Lorenteggio 41
-Bar La Creta di via del Passero 3
-Bar Bella Gino di Via Giambellino 39
-Bar Vito di via Lorenteggio 177
-Bottega dei pasticci di via Redaelli 1
-Cafè Banlieue di via Inganni 27
-Caffè Mania - Milano 1965 di Largo Giovanni Battista Scalabrini 2
-Gio Bar di via dei Fiordalisi 3
-Lab Cafè di via Scrosati 9
Un'esperienza molto bella, semplice, “partita dall'amore per il proprio territorio”. Un'esperienza da conoscere e da poter replicare anche in altri territori...
E per usare le parole di Renzo Piano in un'intervista al Corriere della Sera del 2015: “[...] credo si possa dire che il Giambellino sia un caso italiano oltre che milanese, perché può diventare il laboratorio di un nuovo modo di prendersi cura della città". [E'] uno straordinario e complesso brano di città. Tanto da porre in dubbio tutti i luoghi comuni che istintivamente tiriamo fuori quando si parla di periferie. Le periferie sono ormai storicizzate, fanno parte di un paesaggio che abbiamo somatizzato e introiettato come parte di una storia collettiva d'Italia. Non sono terre di nessuno, ma territori che hanno fatto la storia di come siamo e di questo non dovremmo mai dimenticarci. […] Un quartiere stratificato, dove la socialità degli anni Trenta - la Milano popolare che si sviluppa fuori dal recinto del salotto buono - si è saldata a quella degli anni della ricostruzione e del primo miracolo economico. Edifici di grande qualità formale che sembrano dimessi solo perché a lungo abbandonati, ma che basta poco per recuperare alla grande bellezza perduta. […] Giambellino è un esempio da scuola di città multietnica: partendo da una politica di condivisione e di apertura dobbiamo dimostrare che la diversità culturale e sociale è un valore, un potenziale di moltiplicazione della vocazione tradizionale di Milano come città degli scambi".
L'incontro è poi proseguito attraverso soprattutto la condivisione di quanto vissuto durante l'evento di “Prophetic Economy” a Castel Gandolfo (2-4/11) da parte di tre dei partecipanti presenti all'appuntamento di EdClab. Con un desiderio finale condiviso tra tutti: ripetere (dopo Castel Gandolfo e LoppianoLab ancora prima) nei prossimi mesi per esempio a Milano, a Varese o a Brescia l'iniziativa di partecipazione attiva e di democrazia economica ("Into the Label") che, attraverso la metafora del "voto col portafoglio", mette a fuoco il significato di un consumo informato e responsabile.
A conclusione con alcuni dei partecipanti ci siamo fermati a pranzare in uno dei bar premiati per la scelta di non avere slot machine. Un bar, in questo caso, nato dall'idea imprenditoriale di tre donne coraggiose che hanno risposto a un bando di rigenerazione urbana attraverso il quale hanno inteso portare nei quartieri periferici esperienza di rivitalizzazione, socializzazione e di bellezza.
Prossimo apputamento di EdClab Lombardia: sabato 26 gennaio 2019 a Villapizzone assieme a Mondo di Comunità e Famiglia.