Nel tempo difficile delle guerre e delle pandemie rischiano di avere una vittoria facile le logiche speculative dell'azzardo di massa. Cosa può fare la società civile responsabile per resistere al potere pervasivo delle lobby?
di Carlo Cefaloni
pubblicato su Città Nuova il 07/11/2024
«Dopo decine di comunicati, appelli, segnalazioni, convegni, incontri, riunioni, dal 2000 ad oggi, che non sono serviti a nulla e non hanno smosso la sensibilità dei parlamenti succedutisi nel nostro Paese consideriamo che le ultime decisioni rappresentino la pietra tombale definitiva. L’azzardo di Stato si è per sempre normalizzato. Vi chiediamo quindi di NON pubblicare questo comunicato stampa. Non è un paradosso, ma la presa d’atto di essere arrivati al capolinea di un disastro sociale e sanitario senza ritorno».
Il testo del comunicato da non pubblicare porta la data del 27 ottobre e la firma congiunta di Dario Bencic (Presidente Agita), Rolando De Luca (Responsabile del Centro di Terapia di Campoformido e Faedis) e Daniela Capitanucci (Presidente AND-Azzardo e Nuove Dipendenze APS) che ci tengono a precisare: «Noi continueremo ad occuparci e a preoccuparci delle famiglie in difficoltà».
Una testimonianza eloquente di tre professionisti seri e coscienziosi, da sempre in prima linea nel contrasto all’azzardo di massa, un fenomeno incentivato dalla legislazione nazionale e sostenuto da certi poteri economici che dispongono di buona copertura sui media.
Da parte sua Maurizio Fiasco, presidente di Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio), denuncia che nella bozza della Manovra di bilancio 2025 «sono cancellati l’Osservatorio per il gioco d’azzardo e la norma di istituzione del fondo per il gioco d’azzardo patologico». Il sociologo romano, che è un’autorità nel campo dell’azzardo diffuso, materia strettamente collegata con la diffusione inquietante dell’usura e del sovraindebitamento, mostra di mantenere una fiducia nelle istituzioni e confida in un’efficace azione parlamentare trasversale in grado di impedire la rimozione degli ultimi strumenti rimasti per contenere la logica espansiva dell’industria del gambling.
Ma è almeno da più di una legislatura che non esiste più l’intergruppo parlamentare sull’azzardo. Quindi molto prima della pandemia da Covid e del precipitare dell’Europa in un’economia di guerra.
La questione è stata derubricata agli effetti patologici riscontrabili in alcuni soggetti fragili, attratti da un’attività imprenditoriale svolta in regime di concessione statale che resta del tutto legittima e anzi concorre all’entrate fiscali destinate alla collettività.
Non mancano fondi pubblici per finanziare centri di ascolto dei cosiddetti “ludopatici” che rientrano nella tipologia delle nuove dipendenze poste a carico delle Asl.
Anche le attività formative sono spesso incentrate sui casi pietosi, con storieorribili di famiglie dilaniate da ciò che si continua a chiamare erroneamente “gioco” e alcuni addirittura “vizio”, senza tener conto del profondo disagio che fa emergere nel tessuto sociale e dell’irresponsabilità dei decisori politici intenti ad incentivare un’offerta perfezionata da società transnazionali che macinano profitti per pochi azionisti ed esternalità negative per moltissimi fino al degrado di alcuni quartieri ridotti a tristi “slot city”.
La vera dipendenza patologica per cui preoccuparsi è quella dello Stato dall’entrate del settore “gioco”. È questo il messaggio di un’iniziativa rapidamente diffusasi a partire dal 2013 con l’intento di premiare coloro che nella loro attività lavorativa hanno deciso di non piegare il capo di fronte alla signoria del denaro offerto dai concessionari dell’azzardo. Lo Slot Mob è un atto festoso di disobbedienza civile. Un’azione di consumo di massa che contesta la sudditanza politica nei confronti dei colossi dell’azzardo. L’idea è quella della loro estromissione dalla gestione di un’attività che va progressivamente ridimensionata e disincentivata. Un obiettivo possibile solo da una regia pubblica orientata al bene comune.
È una prospettiva realizzabile nonostante la legislazione europea sulla libera concorrenza? Perché non applicare in materia il principio contenuto nell’articolo 41 della Costituzione? Cioè quello sulla libera iniziativa economica privata che «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana».
L’incontro di approfondimento web promosso lunedì 28 ottobre 2024 dalla redazione di Città Nuova ha come obiettivo la proposta di un’inchiesta popolare sulle dimensioni pervasive dell’azzardo di massa in Italia, la sua articolazione societaria, la giustificazione culturale che lo sostiene politicamente e le possibilità di un percorso alternativo per poter dire che non è affatto persa la battaglia della società civile in grado di pretendere e realizzare la democrazia economica come antidoto al prevalere delle lobby.
A questo primo incontro hanno partecipato, senza riserve o mezze parole, l’economista Luigino Bruni, la sociologa Sara Rolando, il giornalista d’inchiesta Toni Mira e Filippo Torrigiani, esperto in materia di azzardo della commissione interparlamentare antimafia.
Ben vengano contributi di analisi e approfondimenti per un’inchiesta condivisa. Inviare a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
In copertina e nel corso del testo, immagini di alcuni fra i tantissimi eventi #Slotmob, che si sono svolti in tutta Italia a partire dall'autunno del 2013