Luigino Bruni

L’anima e la cetra/19 - Nella prova arriviamo a dire al Padre: “Sii fedele, ricordati di te”

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 02/08/2020

"Solo la parola dell’uomo in risposta alla parola di Dio, che in sostanza è un "no", attesta la libertà umana. Per questo la libertà di negare è il fondamento della storia"

Jacob Taubes,Escatologia occidentale

L’esilio è il tempo nel quale, seduti sulle rovine della “prima promessa”, possiamo chiedere a Dio e a noi stessi di diventare più grandi della reciprocità.

La reciprocità è la benedizione e la maledizione dei nostri patti e delle nostre promesse. Siamo impastati di reciprocità, la desideriamo e la speriamo dopo i nostri doni, l’attendiamo sotto forma di stima dopo aver consegnato l’opera del nostro lavoro, e nessun amore riesce a fiorire in pienezza se ad un certo punto non diventa amore reciproco. Quando il cristianesimo volle sintetizzare il messaggio di Gesù in un’unica legge non trovò nulla di meglio di un comando di reciprocità – "amatevi gli uni gli altri". Nell’umanesimo cristiano l’amore è ancora imperfetto finché non produce altro amore in ritorno. L’agape, nel suo dover-essere, è amare ed essere amati. Questo sigillo di mutualità iscritto, indelebile, nel cuore della persona e delle comunità, genera un’indigenza radicale di riconoscenza e di riconoscimento, e quindi di attese e aspettative di reciprocità che non di rado sfiorano la pretesa. Non controlliamo la stima degli altri né la loro gratitudine, ma senza ci sentiamo parziali, insoddisfatti e incompiuti. 

La fiera e il tempio/17 - Lo stigma negativo sul nubilato portò gradatamente alla nascita di nuovi Monti, enti di credito e beneficienza.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 28/02/2021

Il sistema della dote come estromissione delle donne dall'eredità viene stabilito dagli statuti cittadini italiani già nel Duecento e crebbe con la crescita del ceto mercantile.

Il mercato delle doti è tra i fenomeni economici e sociali più rilevanti tra Medioevo e Modernità, che ci fa intuire l’alto prezzo pagato dalle donne, vittime sacrificali immolate sull’altare della società mercantile. La dote era la porzione di eredità paterna che una figlia riceveva al momento del matrimonio. Una volta ottenuta la sua dote, una donna non aveva più diritti sui beni della famiglia di origine. Quindi la dote era il prezzo per escludere le figlie dall’eredità paterna, stabilendo una linea successoria tutta maschile. Il sistema della dote come estromissione delle donne dall’eredità viene stabilito dagli statuti cittadini italiani già nel Duecento, e il suo peso crebbe insieme alla ricchezza delle nuove famiglie di mercanti. Maritare le figlie divenne per le casate patrizie un problema sempre più serio, al punto che Dante rimpiangeva la Firenze pre-mercantile del suo avo Cacciaguida, quando «non faceva, nascendo, ancor paura la figlia al padre» (Pd XV, 103). Qui Dante racchiude in un solo verso l’essenza del fenomeno della dote nella sua Firenze, dove l’arrivo di una bambina era un futuro costo per i genitori. La discriminazione delle donne è sempre iniziata sul volto di donne, le levatrici, che dovevano dare la triste notizia a un’altra donna che aveva appena generato una femmina – esperienze e dolori che, grazie a Dio, non capiamo più e abbiamo dimenticato. Il celibato per i maschi era come un segno di nobiltà, il nubilato "civile" delle donne era invece socialmente stigmatizzato e scoraggiato. 

Radici di futuro/9 - Nei libri immensi il personaggio se ne va e fa cose mai pensate dall’autore.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 30/10/2022

“Pinocchio” è un libro sulla essenziale libertà dei ragazzi e sugli adulti che cercano di negarla. E ricorda che faticare non ci garantisce di uscire dalla miseria

I ragazzi non si mettono i babbi sulle spalle; le spalle dei loro babbi sono invece il loro luogo preferito da dove guardare il grande mondo e per star lontani da denaro e lavoro

Nei pochi romanzi davvero grandissimi, i personaggi sfuggono di mano al loro autore e iniziano a vivere una esistenza libera. Nei libri medi e piccoli l’autore è il dio delle sue creature, è l’artigiano delle sue marionette che, inerti, eseguono perfettamente i comandi delle dita. Questi personaggi-burattini non insegnano nulla al loro scrittore e quindi insegnano poco anche a noi, perché le conclusioni del racconto sono già inscritte nelle sue intenzioni. Nei libri immensi, invece, il personaggio una volta messo al mondo esce dal libro, lascia la sua casa, inizia a correre libero e fa cose che il suo autore né voleva né pensava. Qui l’autore presta la penna a un daimon, e le sue creature diverse continuano a vivere, crescono, muoiono e risorgono molte volte, e fanno risorgere anche il loro autore, richiamato alla vita dal grido: “Vieni fuori!”. 

Il segno e la carne/13 - Ci sono benedizioni che nascono da ferite e fanno stare accanto ai vinti

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 27/02/2022

"Tutte le Sacre Scritture sporcano le mani"

Misnah Jadaim, 3.5

Il racconto diverso che fa Osea della lotta di Giacobbe con l'angelo è una delle pagine più belle della profezia biblica e ha molto da insegnarci in questa triste stagione di dolore e di guerra.

È sempre sorprendente, e un poco sconcertante, leggere e rileggere nella Bibbia che il suo Dio entra costantemente in faccende economiche e politiche molto concrete e precise, chiamando gli eventi con il loro nome proprio. Alleanze, richieste di aiuto militare, invasioni, occupazioni, sono materiali teologici con i quali i profeti compongono le loro parole, le loro benedizioni e maledizioni, sono i fili con cui YHWH tesse la sua tenda in mezzo a noi. A dirci che per il Dio biblico non ci sono parole più spirituali di quelle dei Trattati internazionali, della guerra e della pace. E se i profeti, persino Dio stesso, si sporcano le mani con le faccende politiche e militari senza con questo diventare meno santi o diventandolo di più, allora ogni umanesimo che voglia ispirarsi alla Bibbia non può non toccare, qui e ora, le piaghe della storia, versare olio e vino nelle sue ferite, e non avere mai paura di parlare di economia e di finanza, di eserciti e di armi, di carnefici e di vittime, di smascherare chi in nome degli dèi della guerra vuole “ingannare” Dio. 

Stella dell’assenza/5 - Comprendere le predilezioni, saper stare accanto alle persone scartate.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 18/12/2022

"Ester non era propriamente bella. Non aveva certo la grazia della giovinezza, visto che quando giunse a corte aveva 75 anni. Per tutti quegli anni il sovrano aveva tenuto il ritratto di Vasti appeso in camera, non appena vide Ester il suo ritratto prese il posto di quello di Vasti: la nuova regina riuniva in sé la grazia della vergine e il fascino della donna matura."

Louis Ginzberg, Le leggende degli ebrei, VI

L’elezione di Ester da parte del re e il suo condono per conquistare i sudditi, aggiungono al nostro lessico parole nuove su dimensioni essenziali della vita.

Il valore dei regali tra Natale ed Epifania dipende dalla qualità dei doni tra Epifania e Natale. Il panettone che portiamo alla zia anziana lontana dice qualcosa di buono e bello se durante l’anno quel regalo natalizio è stato preceduto da qualche telefonata, una visita, tempo, abbracci, parole buone. Noi parliamo anche con le cose, le parole qualche volta non bastano, e così liberiamo gli oggetti dalle gabbie commerciali e le facciamo diventare bottiglie alle quali affidiamo messaggi familiari, amicali, affettivi. I doni sono i verbi che collegano e danno senso ai nostri regali, e li fanno entrare nei nostri discorsi più belli. Il Dio della Bibbia aveva riempito l’umanità di regali: l’alleanza, la promessa, la Legge, i profeti, la sapienza, Giobbe, Rut; e così, un giorno, il discorso d’amore di Dio con noi (il logos) divenne dono di un bambino – e in ogni bambino che nasce continua il discorso della gratuità di Dio con la terra. 

Nel ventre della parola/4 - Il grande pesce ci fa compiere l'esperienza di tornare piccoli come un feto

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 10/03/2024

«Il Signore aveva creato il pesce che avrebbe ospitato Giona al tempo della creazione del mondo. Era un animale così grande che al suo interno Giona stava comodo come in un’ampia sinagoga: gli occhi fungevano da finestre e c’era anche un diamante luminoso come il sole a mezzogiorno che permetteva al profeta di vedere tutto ciò che c’era nel mare fino ai fondali più remoti»
L. GinzbergLe leggende degli ebrei, VI

Giona si era imbarcato verso Tarsis per fuggire “lontano dal Signore” (Giona 1,3). La sua è una illusione di fuga: lo sa, ma fugge lo stesso. Come noi, quando pur sapendo che non c’è sulla terra né in cielo un luogo dove possiamo rifugiarci per scappare dalla nostra vita, fuggiamo lo stesso, ci illudiamo, sappiamo di illuderci eppure fuggiamo. Ma una volta salito sulla nave sbagliata che avrebbe dovuto portarlo ‘lontano dal Signore’, Giona inizia a compiere una missione simile a quella dalla quale sta fuggendo: opera una prima conversione di pagani, e lo fa senza volerlo, perché la missione dalla quale stava fuggendo era proprio la conversione dei pagani di Ninive. Non voleva convertire i pagani di Ninive ma converte i pagani della nave. Infatti, all’inizio della tempesta il capitano chiamava Dio con il nome generico di ‘Elohim’ (gli dèi) [“Àlzati, invoca il tuo Elohim! Forse Elohim si darà pensiero di noi e non periremo” (1,6)], ma dopo che Giona si è dichiarato colpevole e quindi responsabile della grande tempesta, quei marinai pagani iniziano a pregare Dio con il nome di YHWH: “Ebbero un grande timore di YHWH, offrirono sacrifici a YHWH e gli fecero voti” (1,16).

Il segno e la carne/15 - I profeti danno nome agli idoli e ci chiamano a scegliere la giusta parte.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 13/03/2022

«Non sta a te il compiere l’opera, ma non sei libero di sottrartene» (Rabbi Tarfon). La parte incompiuta della mia opera è in realtà l’eredità e il dono che io faccio a quelli che vengono dopo di me.

Paolo de Benedetti, E il loro grido salì a Dio. Commento all’Esodo

Il capitolo tredici di Osea contiene preziosi insegnamenti sugli esili e sulla natura della promessa, sul misterioso valore della povertà.

I profeti sono i grandi smascheratori delle nostre illusioni. È il loro primo lavoro, che dura per tutta la loro vita, perché sanno che noi siamo costruttori instancabili di illusioni. E quindi continuano, tenaci, l’opera di demolizione. Anche la loro lotta agli idoli è lotta alle illusioni, e mentre ci narrano le parole di Dio gridano con la stessa forza che tutte le altre cose alle quali noi diamo lo status di dio – persone, ideologie, sovrani, comunità, religione, vocazione... – sono solo vanitas e inganno. Tra le grandi illusioni che i profeti biblici combattono c’è quella associata alla monarchia e al potere politico, all’idea vana che i re abbiano come obiettivo la ricerca del bene comune, il buon governo e magari la pubblica felicità. C’è un’anima della Bibbia, anima profonda, che è molto dura con la monarchia, perché niente e nessuno più di un re ha la tendenza a trasformarsi in idolo. Più il potere è assoluto, più assoluta diventa la sua idolatria. Nella storia di Israele il popolo volle un re (Saul) e lo ottenne, ma la Bibbia è arrivata fino a noi perché insieme ai re, quasi tutti corrotti, il popolo ha avuto anche il dono dei profeti che hanno limitato e corretto il potere monarchico (1 Sam 8,9). Quando invece i re zittiscono e uccidono i profeti, o li mettono a libro paga, il potere diventa un idolo feroce che divora tutto e tutti: «Saranno sfracellati i bambini, le donne incinte sventrate» (Osea 14,1). Non servono commenti, ora, mentre si consuma la tragedia della guerra aperta in Ucraina. 

In occasione della Prima Giornata Mondiale dei Poveri, la Diocesi di Bologna organizza la serata di approfondimento:

«L’incontro col povero: profezia di una Chiesa in uscita»

Logo Giornata Dei Poveri 2017 rid16 novembre 2017, ore 21
Parrocchia del Corpus Domini  
Via F. Enriques 56
40139 Bologna

Relatore: Luigino Bruni

Quest'anno per la prima volta verrà celebrata la "Giornata mondiale dei Poveri" voluta da papa Francesco per tutte le chiese del mondo la domenica che precede la Solennità di Cristo Re dell'Universo. Quest'anno la giornata cade il 19 novembre. Il papa chiede alla Chiesa di prepararsi a questo momento nella settimana precedente ed esorta i cristiani: "Non amiamo a parole ma con i fatti". La serata di approfondimento a Bologna con Luigino Bruni intende rispondere all'esortazione di Papa Francesco.

Il Polo Lionello Bonfanti e le Edizioni Dehoniane Bologna organizzano la presentazione del volume:

Dialoghi della notte e dell'aurora

Dialoghi della notte rid 25015 giugno 2018, ore 21.00
Polo Lionello Bonfanti
Loc. Burchio snc
50063 Figline e Incisa Valdarno (FI)

Dialogano con l'autore, Luigino Bruni:

Nicolò Bellanca- Economista, Sergio Premoli - Psicoanlista, Rosanna Virgili - Biblista

Per informazioni:

Polo Lionello Bonfanti: Diese E-Mail-Adresse ist vor Spambots geschützt! Zur Anzeige muss JavaScript eingeschaltet sein!; tel 055 833 0400
Centro Editoriale Dehoniano
: Diese E-Mail-Adresse ist vor Spambots geschützt! Zur Anzeige muss JavaScript eingeschaltet sein!; tel. 051 3941511

vedi pdf Locandina (152 KB)

Per un nuovo abbecedario della vita civile. Le ACLI provinciali di Lecco organizzano la serata:

Economia, lavoro, merito, incentivi, dono, creatività, innovazione, giovani. Le parole per ricominciare

16 gennaio 2018, alle 21:00
Cineteatro Palladium
Via Fiumicella, 12
23900 Lecco

Relatore: Luigino Bruni

A partire da alcune parole (economia, lavoro, merito, incentivi, dono, creatività, innovazione, giovani) al centro di un modo diverso, possibile, di agire nella vita civile: sono i molti gli spunti di riflessione che veranno offerti dal professore Bruni per rileggere in maniera propositiva e accessibile a un vasto pubblico il processo di evoluzione e i radicali cambiamenti subiti dalla nostra società, oggi profondamente diversa rispetto a quella capitalista del XX SECOLO.

Il Centro Studi “Alfredo Merlini” delle Misericordie d’Italia, nell'ambito del Pre-LoppianoLab, organizza la serata dal titolo:

Un dialogo sulla felicità

La felicita e troppo poco rid29 settembre 2017, ore 21.00
Polo Lionello Bonfanti
Loc. Burchio snc
50063 Figline e Incisa Valdarno (FI)

Presentazione del libro di Luigino Bruni: "La felicità è troppo poco. Note a margine del nostro capitalismo Note a margine del nostro capitalismo"

dialogheranno con l'autore:  Elena Pulcini, filosofa sociale (Università di Firenze); Nicolò Bellanca, economista (Università di Firenze).

Nell'ambito della sessione di apertura del 2° Festival Economia e Spiritualità, lectio Magistralis dal titolo:

Economia e Spiritualità

Festival Economia Spiritualita Lucca 2017 rid15 settembre 2017,ore  17.30
Auditorium San Romano
Piazza San Romano
Lucca

Relatore: Luigino Bruni - Introduce e modera: Francesco Poggi

A seguire Tavola rotonda con Luigino Bruni - (docente di economia politica, Università di Roma e presidente del Comitato Scientifico del Festival), Piero Barucci- già ministro e docente universitario e Sergio Givone - filosofo e docente di estetica, Università di Firenze.

L'Università LUMSA e le Edizioni Dehoniane Bologna organizzano la presentazione del volume:

Una casa senza idoli

Una casa senza idoli rid5 dicembre 2017, ore 21.00
Chiesa S. Maria della Catena
Via Vittorio Emanuele, 31
90133
Palermo

Dialogano con l'autore, Luigino Bruni:

Carmelo Torcivia - Direttore dell'Ufficio della Pastorale Diocesana
Mariuccia Lo Presti - Biblista
Calogero Caltagirone - Teologo

vedi pdf invito (2.34 MB)

Per informazioni:

Centro Editoriale Dehoniano: Diese E-Mail-Adresse ist vor Spambots geschützt! Zur Anzeige muss JavaScript eingeschaltet sein!; tel. 051 3941511

Nell'ambito degli appuntamenti della "Triangolare della spiritualità", Calciosociale organizza la serata:

Sperare nell'impossibile. Virtù o illusione?

Logo Calciosociale10 gennaio 2018, ore 19.30
Campo dei Miracoli
Via Poggio Verde 455
00148 Roma

Relatore: Luigino Bruni

Stella dell’assenza/8 - Due eterne lezioni: saper aspettare e saper affrontare la prova con dignità.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 22/01/2023

Avete pensato bene a che cosa vi esponete? - Sì, padre mio, - rispose Sherazade - conosco tutto il pericolo al quale vado incontro. Se muoio, la mia morte sarà gloriosa, ma se riesco nella mia impresa renderò un importante servizio al mio popolo.

Le Mille e una notte

 La bellissima strategia relazionale di Ester la porta a capire cosa c’è al centro della decisione del suo re e sposo, per poi agire cogliendo il giusto momento.

«Il terzo giorno, fattasi splendida, … Ester prese con sé due ancelle. Su di una si appoggiava con apparente mollezza, mentre l'altra la seguiva sollevando il manto di lei» (Ester 5, 1-1a). 

L’anima e la cetra/9 - Il Figlio dell'Uomo quando tornerà vedrà nei rapporti umani se «Dio c’è»

 di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 24/05/2020

"In questo Spirito che è l’amore tra il Padre e il Figlio, tra il Figlio e noi, tra noi e noi, quanti abbiamo un’anima, in questo Spirito che è il nostro amore, sta tutta la nostra salvezza: gettata nel suo fuoco, la nostra salvezza umana diventa la nostra divina pazzia. Oh fosse così, oh sia così".

Giuseppe de Luca, L’intelligenza e la salvezza dell’anima

Anche la domanda sull’esistenza di Dio è ammessa dalla Bibbia. Il Salmo 14 ci aiuta a capire che l’ateismo devoto è una malattia e che smettere di cercare Dio è perdere l’uomo.

«Il cuore degli ottenebrati parla così: "Dio non c’è". Il Signore dal cielo si affaccia e si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio» (Salmo 14, 1-2). Un inizio originale per un salmo unico nel salterio. Un inizio speciale perché speciale è la posta in gioco. È infatti la sola volta che nella Bibbia troviamo scritto: Dio non c’è. Anche il mondo religioso antico conosceva il dubbio che gli dèi fossero una invenzione dell’uomo. L’uomo biblico è più vicino a noi di quanto pensiamo e scriviamo. Anche la domanda sull’esistenza di Dio tra le domande legittime della Bibbia. 

Ciò che i salmi dicono di noi

L anima e la cetra 03 500Luigino Bruni

Qiqajon,
Collana Sequela oggi
Bose, maggio 2021
ISBN: 9788882275877
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Non c’è un tempo più favorevole di questo per meditare e pregare i salmi. Molti salmi, infatti, sono nati nei momenti più tremendi della storia di Israele; e nei secoli, poi, hanno donato parole per pregare a chi non ne aveva più. Sono stati la prima preghiera di chi ricominciava a pregare; qualche volta sono diventati parole prestate a chi, senza la fede, aveva però il desiderio di pregare… I salmi parlano di noi, di loro, di lui, di me, di te. Sono un guado notturno di un fiume, un combattimento che non lascia mai indenni: segnano, in-segnano, feriscono, benedicono. Allargano l’orizzonte del nostro sguardo e affondano ogni immagine falsa di Dio. Sull’arca del Salterio c’è posto per tutti, veramente tutti, per quelli “per-bene” e quelli “per-male”.

Il mistero rivelato/11 - Evitare scontri ha senso, ma ci sono età e volte in cui proprio non si può.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 12/06/2022

"Ci sono tre specie di discepoli: quelli che insegnano lo Zen agli altri, quelli che hanno cura dei templi e dei santuari, e poi ci sono i sacchi di riso e gli attaccapanni."

101 storie Zen, n. 87

Daniele nella fossa dei leoni, a causa dell’agguato dei satrapi del re Dario, ci dona una pagina splendida sulla grammatica del «guardar male il tuo pari e sul valore etico della preghiera.

L’invidia consiste nel provare felicità per il dolore dell’altro e dolore per la sua felicità. È un uso perverso degli occhi (in-videre: guardar male): gli invidiosi si riconoscono perché non riescono a guardarti negli occhi, non sanno reggere a lungo lo sguardo. Dante colloca gli invidiosi nel Purgatorio, forse perché hanno già scontato in terra parte della loro penitenza, e ce li mostra con gli occhi cuciti: «ché a tutti un fil di ferro i cigli fóra» (Pg XIII,70). 

Come il capitalismo è nato dal cristianesimo e come lo ha tradito

L arte della gratuita 500Luigino Bruni

Vita e Pensiero,
Collana Pagine prime
Milano, marzo 2021
ISBN: 9788834344019
acquista su Vita e Pensiero

C’è un’importante tradizione di pensiero che ha letto il capitalismo come figlio del cristianesimo europeo e occidentale. Ma sebbene prima Marx e poi Benjamin avessero avanzato dubbi profondi sulla natura cristiana del capitalismo, il mito dello ‘spirito’ cristiano del capitalismo ha retto per tutto il XX secolo. Eppure, quella tesi era in origine e resta ancora controversa e debole, in particolare se andiamo a interrogarla a monte (primi secoli cristiani) e non a valle (modernità), quando l’Europa ha formulato le sue prime promesse in rapporto all’economia. In realtà la nascita del capitalismo è stato un allontanamento dallo spirito evangelico, un abbandono della sua principale eredità: la gratuità. L’arte della gratuità non è entrata tra le competenze sviluppate dalla cultura capitalistica, che avendone intuita la natura sovversiva l’ha sostituita con la filantropia.

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