Luigino Bruni

 Oikonomia/10 - La pretesa di retribuire Dio e quel velo che non nasconde lo sfruttamento

Pubblicato su Avvenire il 14/03/2020

 "Uno dei motivi dell’uccisione del dio è preservarlo dall’invecchiamento"

R. Money-Kyrle, Il significato del sacrificio

Le imprese oggi fanno sempre più ricorso al registro del sacrificio che la teologia sta invece abbandonando. Parola complessa soprattutto nel cristianesimo, che molto si presta a rischi di manipolazione.

Sacrificio è parola della religione, dell’economia, di ogni crisi. I sacrifici sono nati o si sono sviluppati durante le grandi crisi collettive – le guerre, le carestie, le pestilenze. Nel mondo antico, quando la vita diventava dura e un male minacciava le comunità, i nostri progenitori iniziarono a pensare che offrire qualcosa di valore alla divinità potesse essere l’essenziale strumento di management delle catastrofi e delle crisi. Il sacrificio agli dei di animali e, in certi casi, di bambini e di vergini, divenne un linguaggio per legare cielo e terra, la speranza collettiva di poter agire sui nemici invisibili. I sacrifici si nutrono di speranza e di paura, di vita e di morte. È una esperienza radicalmente comunitaria, che cura, ricrea e nutre i legami dentro la comunità e tra la comunità e i suoi dèi. 

L’anima e la cetra/6 - La preghiera fa uscire il Creatore dalle metafore-gabbie create per Lui

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 03/05/2020

"Nelle mie note non si troverà né un commento ebraico, né un commento cristiano.

A me duole l’uomo: non ho altra guida. E come atto di pietà lo trasmetto."

Guido Ceronetti, Il libro dei salmi

Il Salmo 6 ci aiuta a ricordare che la sofferenza e la malattia non sono volute dal Padre, che se glielo chiediamo sa “tornare” vicino.

Chiunque abbia attraversato il guado di una malattia seria ha imparato che quella malattia non riguardava soltanto il corpo. O meglio: ha capito che il corpo è intreccio di materia e di spirito, è carne spirituale e spirito incarnato. Le malattie sono quindi domande, rivolte a noi e agli altri. Sono tra i pochi momenti di verità che ci capita di vivere. Quando ci ritroviamo in un letto d’ospedale che pensavamo fosse solo per gli altri, finisce il tempo della fiction e inizia quello della verità e delle domande nude. Non ci accontentiamo più delle mezze bugie dette agli altri e a noi stessi: i referti e le diagnosi diventano linguaggi di un nuovo rapporto autentico con la vita e col mondo. Ecco perché una malattia può essere annuncio anche di una grande benedizione. Ed è proprio tra la sofferenza e la benedizione che si annidano le insidie religiose della malattia. L’uomo antico indirizzava le sue domande prima di tutto a Dio. Noi abbiamo impoverito i linguaggi della vita, e le domande le rivolgiamo soprattutto alla scienza e ai dottori. Ma se la malattia diventa severa, prima o poi arrivano anche le domande profonde: "Ma perché proprio a me?", "Che cosa si è guastato nella mia vita?"; "E perché?". Ogni tanto, anche nel mezzo del nostro mondo spopolato di dèi, può tornare tremenda la domanda: "Di quale colpe mi sono macchiato per meritarmi tutto questo dolore?". È molto difficile uscire innocenti da una grave malattia. 

Dobbiamo ritrovare insieme un nuovo rapporto con la terra. L’abbiamo usata per estrarre le nostre risorse, senza capire che aveva bisogno della nostra reciprocità. Ascoltiamo il grido dei coltivatori, e cambiamo tutti e presto i nostri stili di vita.

di Luigino Bruni

pubblicato sul Messaggero di Sant'Antonio il 06/03/2024

Le proteste degli agricoltori con i loro trattori ci possono dire molte cose, non tutte sempre sottolineate dal dibattito pubblico. Abbiamo sottovalutato la dimensione conflittuale della transizione ecologica. Anche nei confronti del pianeta e della terra, i molti danni che abbiamo fatto nell’ultimo secolo non scompaiono da soli. Richiedono molto lavoro, serietà, impegno, costi e qualche volta generano nuovi conflitti.Si stanno intravvedendo nuove «lotte di classe», diverse da quelle di ieri, ma non meno importanti e preoccupanti. La terra è sempre stata sottovalutata dall’economia e dalla politica.Da quando l’economia moderna tra il Seicento e il Settecento iniziò a pensarsi come scienza, non ha mai pensato che il mondo vegetale, né quello biologico, potessero offrirle strumenti e categorie per pensare le interazioni economiche. Poi, a fine Ottocento, la terra uscì completamente di scena generando, appunto, una eclisse della terra nella scienza economica che è durata fino a pochi anni fa, quando l’esplosione della crisi ambientale globale l’ha fatta terminare traumaticamente. Così abbiamo dato vita a una teoria e una prassi economiche incapaci di vedere la terra e le sue esigenze, e l’abbiamo deteriorata.

Oikonomia/6 - Se il consumo è meccanismo di salvezza, il povero è maledetto

Pubblicato su Avvenire il 16/02/2020

La nascita dell’economia capitalista è un grande paradosso. Come fu possibile che la ricerca della ricchezza diventasse da vizio una benedizione? E quali le conseguenze?

“Ciò che noi sappiamo è soltanto questo: che una parte dell’umanità sarà salva e un’altra rimarrà dannata”.

Max Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo

Un’Europa anti-capitalista che generò lo "spirito" del capitalismo, è uno dei fenomeni più misteriosi e complessi della storia. L’economia europea a "doppio binario" (laico e religioso) aveva maturato, nei monasteri e nelle città, una visione critica della ricerca della ricchezza materiale. Sebbene per ragioni diverse, dentro e fuori i monasteri e i conventi la ricerca di profitti e guadagni non era né lodata né incoraggiata.
I religiosi e le religiose facevano voto di povertà, nelle città commerciali l’avarizia era considerata uno dei principali vizi capitali. L’Inferno di Dante abbonda di avari, sottomessi alla tremenda custodia di Pluto, divinità pagana con sembianze di lupo (canto VII). Nel Medioevo l’avarizia, cioè trasformare la ricchezza da mezzo a fine, era infatti vizio privato e pubblico, perché conduceva alla perdizione morale della singola persona e delle comunità. Come tutti i vizi capitali, dalla loro pratica non poteva venire nulla di buono – abbiamo dovuto aspettare la modernità per iniziare a pensare che dai "vizi privati" potessero derivare "pubbliche d virtù". Come mai l’etica dell’avarizia-lupa partorì un giorno l’etica capitalistica? Torna qui la metafora del capitalismo-cuculo da cui siamo partiti cinque domeniche fa. 

Il 4 settembre il direttore di Rotogine, impresa Edc al Polo Spartaco, ci ha improvvisamente lasciato. Grande commozione fra tutti coloro che lo hanno conosciuto

Odilon Junior 2 ridE' duplice il sentimento che ha pervaso chi è venuto a conoscenza dell'improvvisa scomparsa dell'imprenditore Edc Odilon Augusto de Souza Junior: da un lato il dolore per la perdita di una persona cara che è stata fra i costruttori dell´Economia di Comunione nel Polo Spartaco, in Brasile; dall'altro, la certezza di avere in cielo un intercessore  che da lassù continuerà a dare forza ed a lavorare per l'ideale di una Economia di comunione.

Quest’anno, per il suo evento globale, l’Economy of Francesco (EoF) ha scelto come titolo "la venticinquesima ora". 

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenireil 06/10/2023

Quello di oggi 6 ottobre è il quarto global event di EoF da quando Papa Francesco scrisse il 1° maggio 2019 la lettera di convocazione per giovani economisti, imprenditori e imprenditrici, change makers, che si è presto rivelata un benedetto tocco della mano della Provvidenza che ha risvegliato coscienze, autentiche vocazioni civili di giovani che si sono sentiti chiamati per nome e hanno risposto con la loro tipica generosità generativa.

Vita umana e religione del profitto

Capitalismo infelice 450Luigino Bruni

Giunti Slow Food Editore,
Collana: TERRAFUTURA
Firenze, 19 settembre 2018
ISBN - EAN: 9788809867888
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Oggi la dimensione religioso-sacrale del capitalismo ha invaso la politica, la scuola, le imprese e ha reso il lavoro uno strumento per aumentare il consumo idolatrico di beni. Nel capitalismo individualistico la meritocrazia e gli incentivi sono divenuti un dogma e noi siamo soltanto clienti di questa nuova religione. Con un marketing narrativo che enfatizza il merito e non il bisogno, l'ideologia del business è assurta a visione del mondo, della persona, delle relazioni sociali.

Alle radici dello spirito mercantile tra religione e profitto

Capitalismo meridiano 500Luigino Bruni

Il Mulino, Bologna, Agosto 2022
Collana "Saggi"
ISBN: 9788815299406
Acquista su Il Mulino

L’ultimo Medioevo ha generato il grande codice dell’economia di mercato, che con la Riforma protestante si biforcherà in un capitalismo nordico, erede di Lutero e Calvino, e in uno meridiano, figlio dei mercatorestoscani e di san Francesco. Un capitalismo dunque che in qualcosa ha continuato l’Umanesimo civile dei secoli precedenti e in altro di importante se ne è invece allontanato. Questo libro ne racconta la genesi evidenziandone gli aspetti comunitari, meticci e relazionali, maschili ma con inaspettate presenze femminili; con uno sguardo speciale all’intreccio tra lo spirito dei mercanti e quello dei frati mendicanti. Un viaggio attraverso il primo capitalismo europeo animato e ispirato da qualcosa di molto più grande, vasto e potente del puro interesse economico delle merci.

L’anima e la cetra/16 - L’<immortalità seconda> dei beni accumulati e la via della fraternità

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 12/07/2020

"Dantès, che tre mesi prima non aspirava ad altro che alla libertà, ora non si accontentava più della libertà e aspirava alla ricchezza; la colpa non era di Dantès ma di Dio che, limitando la potenza dell’uomo, ha suscitato in lui desideri infiniti!"

Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo

Il Salmo 49 ci porta a riflettere sulla natura della ricchezza e sulla sua promessa di vita eterna, che, se ben intesa, non è totalmente falsa.

Desideriamo la ricchezza perché aumenta la libertà. Tra le libertà “comprate” dalla ricchezza quella più affascinante e tentatrice è la libertà dalla morte e dalla sofferenza. Sta qui la radice della natura religiosa della ricchezza, che può diventare per noi un idolo perché ha tratti che la fanno somigliare alle divinità. Nel Vangelo è stato Gesù stesso a metterla in concorrenza con Dio, perché promette una sua diversa immortalità. Nell’Eden Elohim non proibì all’Adam i frutti dell’albero della vita perché quella proibizione sarebbe stata inefficace, tanto è forte negli uomini e nelle donne il desiderio di immortalità. La ricchezza ci attrae perché ci appare come ciò che sulla terra più assomiglia all’elisir dell’eterna giovinezza. Eros (amore) e plutos (ricchezza) sono i due dèi che, ciascuno nel suo modo, non hanno mai smesso di combattere thanatos (morte). 

ContrEconomia/9 - Continua l’analisi degli effetti civili ed economici della Controriforma.

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 30/04/2023

"Con una teologia falsa si è spesso avuto una pietà vera. Il sonar l’organo, osservava Galileo, non s’impara da quelli che sanno far gli organi ma da chi li sa suonare. I teologi fanno gli organi, quanto a sonarli è un’altra cosa. Il più inerudito cristiano può riuscirci meglio."

Giuseppe De Luca, Introduzione all’archivio italiano per la storia della pietà, p. LIX

La cristianizzazione delle feste della natura, l’affermarsi dei santi intercessori e d’una dura teologia, la forza semplice della fedeltà a Dio, il Dio della vita.

«Che dire di quelli che in ogni regione reclamano il loro particolare santo protettore? Questo fa passare il mal di denti, quello assiste alle partorienti, uno fa recuperare gli oggetti rubati, quello che salva dai naufragi, la Vergine alla quale il volgo attribuisce quasi più poteri che al Figlio». Sono parole del grande Erasmo da Rotterdam (Elogio della Follia, § 40), scritte nel 1509 mentre Lutero stava maturando la sua Riforma, alla quale Erasmo non aderì. Erasmo non fu ascoltato. Quattro secoli dopo, oggi leggiamo: «C’è un monte, a poca distanza dal Pollino, con un culto arboreo che qui chiamano “Ndenna”, si svolge a metà giugno a Castelsaraceno. La prima domenica del mese si va a tagliare il faggio destinato a vestire gli abiti dello sposo (la “Ndenna”). La domenica successiva si sceglie il pino, la ‘cunocchia’ che farà da sposa. E infine sant’Antonio benedice l’unione» (Domenico Notarangelo, I sentieri della pietà, 2000). 

L’anima e la cetra/26 - C’è pure un buon spreco di tempo e di cose, al servizio di relazioni grandi e vere

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenire il 27/09/2020

"Massimo ristoro e sollievo mi veniva dai conforti degli amici... i colloqui, le risa in compagnia, lo scambio di cortesie affettuose, i dissensi occasionali, senza rancore, come di ogni uomo con se stesso, e i più frequenti consensi, insaporiti dai medesimi rarissimi dissensi; l’essere ognuno dell’altro ora maestro ora discepolo, la nostalgia impaziente di chi è lontano, le accoglienze festose per chi ritorna".

Agostino,Le confessioni, IV

Il Salmo 133 è noto come il salmo della fraternità, che mentre ci parla della bellezza della fraternità del sangue ci annuncia una diversa fraternità dello spirito.

La fraternità è una grande parola della Bibbia perché è una grande parola della vita. È un altro nome della felicità. I fratelli e le sorelle fanno parte del paesaggio ordinario di casa, sono componente essenziale della nostra vita. L’amore per i fratelli e per le sorelle non ha le note dell’eros né quelle della philia (non sempre siamo amici dei nostri fratelli, eppure li amiamo molto). È un altro amore, diverso e speciale, che usa il linguaggio della carne e delle viscere (e in questo somiglia a quello per i genitori). Una nota tipica della fraternità è quel dolore viscerale che sentiamo quando una sorella o un fratello si ammala, quando soffre, quando viene offeso o umiliato - vedere una sorella soffrire è per noi maschi uno dei dolori più grandi. C’è poi una gioia tipica e specialissima, forse una delle più grandi sulla terra. È quella che provano i genitori, le madri soprattutto, quando vedono i loro figli che si vogliono bene, quando li vedono stimarsi a vicenda, benedirsi l’un l’altra, consolarsi, difendersi, aiutarsi, fare festa insieme.

L'esilio e la promessa/7 - Non nei “centri” dei potenti falsi profeti, ma nelle periferie e tra gli ultimi

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 23/12/2018

Ezechiele 07 rid«Io ti supplico: Dio, mio sognatore, continua a sognarmi»

J. L. Borges, Storia della notte

La Bibbia è narrazione di migrazioni, di esili, di popoli nomadi e di tende mobili, è la stupenda storia di un arameo errante che insegue una voce dentro un orizzonte infinito. In un villaggio di esuli nei pressi di Babilonia, per ordine di YHWH, la profezia prese la forma del migrante, e l’homo migrans divenne parola biblica nella carne di uno dei profeti più grandi. E vi è rimasta per sempre. In Ezechiele, profeta povero e esiliato, sacerdote senza tempio di un Dio sconfitto, ogni emigrato della terra può leggere la propria storia, può pregare con le sue parole se ha esaurito le proprie, può sentirlo compagno di bagaglio e di fughe notturne per terra e per mare, sotto lo stesso velo che oscura gli occhi per non morire di dolore.

L’anima e la cetra/20 - L’arte di contare i giorni è essenziale eppure raro mestiere spirituale

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenireil 9/08/2020

"Nel tempo in cui Dio creò tutte le cose, il sole creò. Il sole nasce, muore e ritorna. E la luna creò. La luna nasce, muore e poi ritorna… Anche l’uomo creò. L’uomo nasce e muore e non ritorna più."

Canto sudanese dei Denka

Il salmo 90 ci ricorda che si può vincere la fugacità dell’esistenza intonando il nostro cuore con quello dell’universo. E poi, ogni mattino, continuare il nostro lavoro.

All’origine della vita spirituale c’è un’esperienza dell’assoluto. Una esperienza rara che accade, a ogni età, quando intuiamo che siamo solo un granello di sabbia in un mare infinito, che il mare e noi abbiamo un senso, ed è lo stesso senso. Se la vita filosofica inizia con la meraviglia di essere-al-mondo, la vita spirituale inizia con lo stupore di questo duplice-unico senso; quando capiamo che siamo farfalla effimera, nasciamo per volare un giorno solo, ma l’ebrezza di quel "folle volo" è la stessa ebrezza dell’universo. La fotografia che fissa un solo attimo può essere bellissima come il film più bello, e persino più luminosa. Il nostro tempo è un attimo, ma ha la stessa qualità del tempo di Dio. Perché l’assoluto è entrato nel nostro tempo, noi nel suo, e sono diventati lo stesso tempo. E quando riusciamo a intonare il nostro cuore con quello dell’universo sentiamo lo stesso battito, scopriamo che i due pulsano all’unisono – la preghiera, forse, è solo questo. 

Nel ventre della parola/5 - Comprendere ciò che Dio fa per noi e imparare di nuovo a pregare

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenireil 17/03/2024

Ahèr: - Eri stato inghiottito da una balena.
Ionà: - Finirono gli scossoni delle onde, tutto era tranquillo lì dentro. Sotto i piedi, ma sul soffitto, batteva i colpi un cuore lento, pieno, che accompagnava il mio respiro e mi assopiva. Mi lasciai andare a quel dondolo e risalii le mie età: ragazzo ai giochi d’altalena, cucciolo in culla, indietro ancora fino al sacco di placenta in cui batteva il cuore di mia madre e il mio sangue lo seguiva andando a tempo. La musica si impara prima di nascere ripetendo nella vena del timpano il solfeggio del battito materno

Erri de Luca, Dialogo tra Giona e un Inquisitore

La gratitudine spirituale è un bene capitale delle persone e delle comunità. All’inizio ci viene trasmessa per osmosi dai genitori e dai nonni, e diventa quella postura esistenziale che porta ad attribuire le componenti più importanti dei nostri doni e talenti alla generosità della vita, alla provvidenza, a Dio. È un invito delicato e forte a tenere aperto nel tetto della casa dell’anima un foro verso il cielo per poterlo indicare con la mano quando qualcuno ci loda per le nostre buone azioni - ‘non io, ma Dio …’. È l’atteggiamento opposto a quello proposto oggi dalla meritocrazia, che ci spinge invece a leggere i nostri successi (e gli insuccessi degli altri) come frutto esclusivo dei nostri meriti (e dei loro demeriti) - l’ingratitudine di massa è la prima nota delle società meritocratiche.

Nel ventre della parola/7 - Il vero profeta parla alla gente, non ai potenti. E tutta Ninive si converte

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 31/03/2024

La Bibbia non è un libro su Dio: è un libro sull’uomo. Nella prospettiva della Bibbia, l’uomo è un essere posto nel travaglio ma che ha i sogni e i disegni di Dio

Abraham Heschel, Chi è l’uomo?

Il popolo di Ninive si converte alla predicazione di Giona: tutti, “grandi e piccoli” (Giona 3,5). Non era un esito prevedibile: è una sorpresa per Giona, per il lettore biblico, forse anche per Dio: “Guai a Ninive, alla città sanguinaria, piena di menzogne, colma di rapine, che non cessa di depredare! … Non c'è rimedio per la tua ferita, incurabile è la tua piaga” (Naum 3,1-19).

L’anima e la cetra /29 - Ci sono preghiere che sono anche canti civili, del lavoro, del tempo e del pane

di Luigino Bruni

Pubblicato su Avvenireil 18/10/2020

"Il divieto sulle immagini era un precetto capitale che fatalmente sarebbe stato violato. Innanzitutto da YHWH stesso, che aveva plasmato l’uomo "a nostra immagine e a nostra somiglianza". YHWH aveva voluto creare un essere a immagine di se stesso - e anche a quell’essere si sarebbe trasmessa l’inclinazione a creare qualcosa a immagine di se stesso".

Roberto Calasso, Il libro di tutti i libri

Il nome e l’immagine sono categorie centrali nella Bibbia e nel Salmo 147, che rivela come in quest’umanesimo la povertà generi ricchezza.

In alcune regioni italiane, e tra queste la mia, in certi dialoghi intimi le madri e i padri chiamano il figlio e la figlia con il loro stesso nome. Gli dicono: "Dai, mamma, fai il buono", "Ma quanto sei brava, babbo". Lo dicono ai bambini, ma a volte continuano a chiamarli così anche da adulti. Non è scritto in nessun libro di grammatica, non lo si impara a scuola. Lo ripetiamo perché lo abbiamo sentito dai nostri genitori, in giorni meravigliosi. Sono parole diverse assimilate per osmosi, e poi trasmesse da una generazione a un’altra, parte di quella trasmissione dell’essenziale della vita. Sono tra le parole più belle nei dialoghi del cuore, in quei tu-a-tu delicati e segreti, che contengono tutta la tipica e unica tenerezza che scorre tra genitori e figli, che nutre gli uni e gli altri, sempre, ma soprattutto nei momenti delle grandi gioie e dei grandi dolori. 

Opinioni - Le nuove teorie vengono raccontate come post-gerarchiche, ma non lo sono, perchè dividono il mondo in guide e seguaci. Il vero agente di cambiamento è colui che non si sente leader

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenireil 11/11/2022

La leadership è una delle parole sacre della religione del nuovo capitalismo del XXI secolo. La riflessione, e soprattutto, la pratica dei fenomeni oggi chiamati “leadership” sono in realtà molto antiche. Non è difficile trovare nei grandi pensatori del passato, dai greci fino a Max Weber, idee e persino vere e proprie teorie sulla creazione e gestione dei leader e sul loro declino. La scienza economica se ne è occupata poco, perché da sempre è più interessata ai mercati e alle azioni razionali individuali che alle organizzazioni e ai fenomeni collettivi complessi, sebbene alcuni grandi economisti (Vilfredo Pareto, per esempio) abbiano scritto pagine molto belle sulle ideologie che producono leader e poi li eliminano. La sociologia e il management se ne sono occupati di più, perché, nella sostanza, le teorie della leadership sono varianti e sviluppi (meno sofisticati) delle teorie dell’autorità e dell’esercizio del potere nei gruppi umani, incluse le imprese: i classici argomenti nelle scienze sociali.

Un viaggio che ha lasciato i giovani sospesi tra gratitudine immensa e desiderio di impegno concreto. Linarello: «la forza del cambiamento sta nella reciprocità e nel lavorare insieme»

di Maria Gaglione

180202 04 Calabria Costituente giovani 04 ridTerzo appuntamento per la costituente EdC giovani il 2, 3 e 4 febbraio nel cuore della Calabria. La tessera preziosa che mancava al quadro in costruzione. Accompagnati da Marco Cabassi, Rebeca Gomeze Amelia Stellino, generosi compagni di avventura, i giovani di EdC incontrano GOEL. Ad accoglierli, il vento mite del Sud e Vincenzo Linarello, presidente del gruppo Cooperativo GOEL.

Una rilettura di Isaia

Dialoghi della notte copertina rid 400Luigino Bruni

Dehoniane,
Collana P6 - Lapislazzuli
Bologna, maggio 2018
EAN: 9788810559277
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Custodito da millenni nel cuore della Bibbia, il libro del profeta Isaia è un esercizio prezioso per cominciare o ricominciare a sperare dopo le distruzioni, le rovine, i lutti e le false consolazioni. Per affrancarsi dai sacrifici inutili e sciocchi, per sgomberare il campo dall’idea errata di un Dio affamato di sacrifici, che agisce dentro la logica economica del dare e dell’avere.

Editoriali - Proposte dei cattolici e non-ascolto

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 31/10/2017

48 SettimanaSociale Cagliari 2017 300x300A chi interessa ciò che il mondo cattolico vive, pensa, propone in ambito sociale ed economico? Dal silenzio imbarazzante dei media cosiddetti laici sui lavori e sulle proposte della 48ª Settimana Sociale dei cattolici italianidi Cagliari, si direbbe che interessi soltanto al mondo cattolico, ai suoi media, ai suoi giornali. E questa non è una bella notizia per l’Italia.

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