Incontri - Sabato 4 febbraio il Papa incontrerà 1100 rappresentanti di questo movimento
di Martina Morini
pubblicato su: L'Indro, il 3/02/2017
Sono datati 1923 gli insieme di scritti che Walter Benjamin dedica al ‘capitalismo come religione’. Già agli inizi del secolo e lontani dalle ‘slot machine dall’aspetto totemico, coloratissime luccicanti e sempre affamate’ che descrive Luigino Bruni economista del movimento di Economia di comunione, non era difficile immaginare quale sarebbe stata la portata espansionistica del sistema capitalistico. Un sistema economico che assume i caratteri del sistema religioso e che invade in modo totalitario l’esistenza comune, consumando e corrodendo le connessioni in modo da sgretolare la comunità, da renderci monadi solitarie e sempre più aridi consumatori di oggetti.
Siamo nel 1991 quando si scatena un processo inverso e contrario che affondando le radici nella religione tenta di sottrarre, a partire dal fondamento religioso, terreno a quello profano, che tenta di invertire la rotta del sistema economico maggioritario. Prova a ricostruire quelle connessioni corrose tra gli individui, prova ad unire anziché dividere. Perché non provare a condividere anziché accumulare, perché non spalmare la ricchezza? In un mondo dove 8 persone detengono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone secondo i rapporti Oxfam del 2016, sembra chiaro che il sistema economico favorisca l’accumulo nelle mani di pochi privilegiati ai danni di tutto il resto della popolazione mondiale. Come arrestare questo processo? Come invertire la rotta?
Come in tutte le esperienze innovative, il coraggio nasce da un’ intuizione banalissima, e molto pragmatica, di una donna: Chiara Lubich, già fondatrice del movimento laico dei Focolari. Atterrata a San Paolo in Brasile, non riesce a far finta di nulla di fronte all’evidenza dell’incredibile forbice che separa un abitante delle Favelas, dagli abitanti del centro, a qualche metro di distanza. Non riesce ad accettarla come realtà contro cui non si possa lottare e quindi ci prova, e non lascia spegnere la scintilla scoccata di fronte alle favelas.
Prova a sistematizzare e rendere operativo un sistema economico che abbia come unico scopo quello di motivare ed organizzare degli attori di ogni livello, studenti, imprenditori, dirigenti, lavoratori e anche consumatori, attori che si impegnino in una nuova cultura economica. Nasce cosí Economia di Comunione, fondato su un tipo di cultura che lei stessa ha voluto chiamare ‘del dare’. Attori come dicevamo, che siano in grado di ‘resistere al pifferaio magico’, come scrive Bruni.
Il primo polo che raccoglie imprese aderenti alla proposta di Economia di Comunione nasce quindi in Brasile, ad oggi se ne contano sei sparse tra Argentina, Croazia, Belgio, Brasile e poi il primo polo europeo, nato in Italia, il polo Lionello Bonfanti di Loppiano in Toscana, oggi punto di convergenza per oltre 200 aziende italiane. “Il movimento focolare è un movimento di Laici, e che anche se ha un rapporto privilegiato con la religione cattolica e con il Vangelo da cui trae ispirazione, è aperto alle altre confessioni. La nostra cooperativa nasce nel 1989 ed aveva già in un certo senso inventato l’economia di comunione“, ci racconta Maurizio Cantamessa della Cooperativa Tassano, proprio a rafforzare la tesi che l’intuizione fosse estremamente semplice, e radicata in chiunque condivida i valori della comunità indipendentemente dall’appartenenza religiosa.
La cooperativa Tassano è tra le prime in Italia ad aderire al Movimento di Economia di Comunione. È una realtà molto piccola della Liguria che opera nel sociale quando, nel 1992, vi entra a far parte: “oggi sono più di 50 ragioni sociali organizzate in sei consorzi“. Cantamessa è il presidente di Tassano per gli Inserimenti Lavorativi. In quella che lui chiama la “Fabbrica Sociale lavorano 80/90 persone nel settore dell’assemblamento, provenienti dall’area della disabilità. Il 90% dei lavoratori in pratica“. Quando gli chiediamo quali siano le difficoltà di portare avanti un sistema economico che ha la “centratura sulla persona” e che non ha come scopo primo quello dell’accumulo ci confessa tutte le difficoltà di una sfida di questo tipo che “non è un business economico e che non ha finalitá lucrative” e ci dice che “si è un grande sacrificio.. sono tante scelte personali che vanno poi a creare una sinergia, abbiamo tanti CDA ma non sono come quelli che si vedono alla televisione“. Spostare l’attenzione sull’azione, sull’impatto con il territorio, generare inclusione e non esclusione, accontentarsi di “salari minimi anzi alle volte molto di sotto della media” ci racconta Cantamessa, questi i presupposti decisamente controtendenza.
A Roma in questi giorni 500 rappresentanti di questo processo rivoluzionario provenienti da 51 Paesi si incontrano al convegno internazionale EDC per discutere insieme le strategie per il futuro, per guardarsi in faccia per la prima volta, scambiarsi le esperienze ed insuccessi e provare a crescere ed espandere. Sabato 4 febbraio saranno poi ricevuti a udienza dal Papa nell’aula Paolo VI, 1100 rappresentanti di tutte le realtà sparse in tutto il mondo. Un Papa che ha a cure la salute del pianeta e lo sviluppo di un’economia più equa come non smette di sottolineare.
Alla vigilia dell’incontro con il Papa, incontro che qualcuno definisce storico, Bruni interrogato su i doni che porteranno al Pontefice risponde «Sono 5 pani e due pesci ma siccome sono veri, donati e non venduti a scopo di lucro ci aspettiamo il miracolo».