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#Covid-19 e Edc - Brasile, Unitur: in tempi di pandemia, aumentare la comunione
Il turismo è uno dei settori più colpiti durante il periodo della pandemia. E in oltre 25 anni di esistenza, l’Unitur ha imparato che esiste una risorsa inestimabile per superare i momenti di crisi.
pubblicato su Anpecom il 24/04/2020
Conversazione con Paulo Hoffmeister, CEO della Unitur Agenzia di Viaggi e Turismo in Brasile.
L'Unitur é un'agenzia di viaggi specializzata in viaggi di gruppo in Brasile e all'estero. Fondata nel 1995, ha sede a Porto Alegre e una agenzia a Igarassu, nella regione metropolitana di Recife, oltre ad avere promotori in Teresina e Belém. Assunto come direttore esecutivo nel 2011, Hoffmeister ci racconta come stanno vivendo questo periodo di pandemia.
«La pandemia del coronavirus ci sembrava un po' lontana, al di là della nostra realtà operativa, ma, come una grande ondata, si è avvicinata e in pochi giorni abbiamo dovuto rivedere tutta la nostra pianificazione come azienda. Per questo primo semestre avevamo diversi gruppi di viaggio già confermati: religiosi, pedagogici e anche aziendali. Però, man mano crescevano le chiamate dei nostri passeggeri, preoccupati per la situazione dei loro viaggi e per il fatto che sarebbero stati davvero effettuati. Abbiamo dovuto agire in fretta per dare risposte e offrire una soluzione più serena e sicura, con molta trasparenza. Mano a mano i nostri clienti si sono resi conto della nostra posizione di prossimità, che eravamo al loro fianco, per offrire le migliori soluzioni per i loro viaggi. È un rapporto di fiducia e di affidabilità non improvvisato, frutto di una storia che ci onora e ci impegna a rimanere fedeli ai valori proposti dall'Economia di Comunione».
Hoffmeister ci racconta anche che è nata un'ondata di collaborazione tra i dipendenti dell'azienda, disposti ad aiutare i colleghi più bisognosi e quelli che si trovavano ad affrontare scadenze da risolvere con urgenza.
Una prima iniziativa è stata quella di chiamare i passeggeri, soprattutto per sentire come stavano e se avevano bisogno di qualcosa. «Molti sono anziani e da soli». Le chiamate sono proseguite e i clienti sono rimasti sorpresi da questa particolare attenzione. «Erano chiamate senza aspettative di vendita, ma solo per condividere la loro vita quotidiana e le loro paure». Alla fine di ogni chiamata, si sono resi conto che quelli chiamati si sentivano più incoraggiati e grati per quelli colloquio, che alle volte durava a lungo.
Anche per quanto riguarda i fornitori, qualcosa doveva essere fatto. In questo senso, si cercò di mettersi in contatto con coloro che si trovavano ad affrontare situazioni più delicate, come quelle delle guide che accompagnavano i gruppi e che sarebbero rimasti senza lavoro nei prossimi mesi. Alcuni sono stati commossi da questo gesto inaspettato.
«Abbiamo deciso di mantenere lo stipendio della persona che si occupa della pulizia dell'azienda, anche se il servizio non viene realizzato in questo periodo di quarantena, poiché tutti i dipendenti sono in smart working.
In questi giorni abbiamo chiamato l'ufficio postale, che ci fornisce quotidianamente servizi di raccolta di buste e pacchi, giusto per sentire se stavano bene. È stato poi un incoraggiamento reciproco a superare questo momento.
La nostra intenzione è stata quella di creare un'ondata di solidarietà e collaborazione con tutti coloro con cui siamo in contatto nelle nostre attività, dalla persona che visita quotidianamente la nostra azienda per ritirare i pacchi postali, alla persona che si occupa delle pulizie, a tutti i dipendenti, fornitori e clienti.
Possiamo vedere in questi giorni l'importanza e il frutto dell'esperienza di fraternità in tutte le nostre relazioni interpersonali. Si tratta sicuramente di una risorsa inestimabile per superare i momenti di crisi».