Povertà

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#edc Brasile - SUPERA: cosa mi ha insegnato il lavoro con persone e comunità vulnerabili

«Non lavoro per fare qualcosa per le persone in situazioni di vulnerabilità, ma per farlo con loro. Sicuramente ricevo più di quanto do».

di Célia Carneiro

fonte: edc Brasil

Nei sette anni in cui ho lavorato ai progetti di Economia di Comunione, mi sono resa conto che ogni persona, indipendentemente dalla sua condizione, ha qualcosa da dare.

Nelle nostre relazioni con le persone, attraverso i progetti dell'Economia di Comunione, sperimentiamo la cultura dell'incontro in tutte le sue diverse forme, e in ognuna di esse sperimentiamo la reciprocità. Non è che do e finisce lì: do e ricevo - forse ricevo anche più di quanto do. E in questa dinamica di comunione - di ricchezze e povertà - abbiamo sempre al centro la persona nella sua dignità.

Nei nostri progetti, il ruolo dell'edc non è quello di dire alla persona cosa deve fare per uscire da una situazione di vulnerabilità, ma di avvicinarla con rispetto e delicatezza per immergerla nella sua esperienza e trovare insieme a lei una strada da percorrere. Trovare una soluzione possibile. Non si agisce per fare qualcosa per la persona in situazione di vulnerabilità, ma per farlo insieme a lei.

Nei feedback che riceviamo dagli stessi partecipanti ai progetti edc, essi dicono di essersi riconosciuti come agenti di cambiamento nella loro vita e in quella di tante altre persone! Certo, il sostegno finanziario in un momento di vulnerabilità è importante, ma spesso ho visto che la vicinanza, la relazione di ascolto e accoglienza, l'opportunità è ciò che ha fatto la differenza nella vita di quella persona. È stato ciò che ha contribuito a restituire loro la dignità.

La realtà di credere che siamo parte di un'unica comunità globale è molto forte nei nostri progetti.

È sempre forte e commovente sentire un partecipante dire: "Ce l'ho fatta grazie a ognuno di voi, grazie alle persone che nemmeno conosco e che non mi conoscono, ma che in qualche modo hanno contribuito all'esistenza del progetto".

Oggi, dopo alcuni anni come coordinatrice del Programma SUPERA, è ancora forte la mia gratitudine nei confronti di tutti i partecipanti ai progetti che ho avuto l'opportunità di incontrare, che mi hanno arricchito e ispirato con le loro esperienze condivise e che mi hanno dato l'onore di poter camminare al loro fianco.

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