Visione sulla Povertà

Motivo primo della nascita e dell’esistenza dell’Economia di Comunione è la povertà: l’EdC nasce infatti come tentativo di risposta agli stridenti contrasti economici e alle disuguaglianze che caratterizzano la società contemporanea, con l’obiettivo di renderla più equa e fraterna.

L’EdC non intende eliminare la povertà tout court, ma piuttosto contrastare la “miseria”, parola che descrive la forma di povertà “subita” ancora da milioni di persone nel mondo, attraverso la valorizzazione di un’altra forma di povertà, quella “scelta” da imprenditori, consumatori, cittadini… che decidono di rinunciare a qualcosa di proprio, usare i beni sobriamente, sceglierli responsabilmente, nell’idea che “i beni […] diventano […] strade di felicità solo se condivisi con gli altri” (Bruni 2004)

In questa prospettiva la miseria, derivante dalla mancanza di beni materiali, e la possibilità di una sua risoluzione sono strettamente connesse alla promozione di una serie di altre condizioni (l’istruzione, la salute, il lavoro, una casa…) che permettono ad un essere umano di “fiorire”.

Tra queste condizioni spicca in modo particolare la qualità delle relazioni che si vivono: le relazioni nella visione dell’EdC sono infatti intese come un capitale fondamentale per lo sviluppo umano.

Questa idea implica anche un modo originale di intendere le strategie di contrasto della miseria, attuate nei progetti che l’EdC sostiene e promuove: esse sono disegnate in modo da evitare l’instaurarsi di forme di aiuto asimmetriche, -come spesso nella storia è avvenuto- nelle quali c’è qualcuno, che ha, che dà a qualcuno che non ha, rimarcando uno stato di inferiorità e alimentando spesso dinamiche di dipendenza.

Le strategie di contrasto alla povertà attuate dall’EdC cercano piuttosto di valorizzare dinamiche di reciprocità, dove ognuno può offrire la ricchezza di cui è portatore, ponendo tutti su uno stesso piano di pari dignità: fratelli, membri di una stessa famiglia.

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17-23 febbraio: la END POVERTY WEEK dei Giovani per un mondo unito

Pathways for a United World: i Giovani per un Mondo Unito lanciano una settimana di azioni per l’eliminazione della povertà.

Dal 17 al 23 febbraio, nell’ambito del percorso “Pathways of Economy, Work and Communion”, i Giovani per un Mondo Unito invitano, tutte le persone di buona volontà a partecipare alla “End Poverty Week”, una settimana di sensibilizzazione per l’eliminazione della povertà. Come? La proposta è quella di promuovere personalmente o collettivamente, azioni volte al superamento delle disuguaglianze, a favore dei poveri di un territorio, momenti di sensibilizzazione ad una maggiore consapevolezza nel consumo, per la promozione di una finanza etica.

Non solo grandi iniziative ma anche piccoli gesti quotidiani, azioni già in atto che localmente possano incidere sull’opinione pubblica e che ben esprimano l’obiettivo di Pathways 2018-2019: “No One in Need”, cioè che nessuno sia più nel bisogno. “Fare”, e poi, condividere!

«Agisci e poi condividi la tua esperienza sui social, usando gli hashtag: #Pathways4unitedworld, #pathway2018, #endpoverty, #unitedworldproject. Sii tu stesso il promotore del mondo in cui vorresti vivere! Mostriamo a tutti che il sentiero che porta all’unità è già iniziato!» scrivono i Giovani per un Mondo Unito sulla loro pagina Facebook e Instagram.

Costelliamo il mondo di tante piccole o grandi azioni di solidarietà e invadiamo i social condividendo le nostre storie!


Cosa propongono i Giovani per un mondo Unito?

• Fare, nel proprio territorio, qualche azione personale o collettiva di comunione come risposta alle disuguaglianze. Possono essere piccoli gesti e accorgimenti personali, azioni già in corso, nuove azioni alle quali dare continuità, o azioni spot di sensibilizzazione che dicano il nostro obbiettivo: “No One in Need”.
• Condividere azioni, esperienze… mettendole in rete con hastag #pathways4unitedworld, #NoOneInNeed, #endpoverty.

Come?

Partendo dai bisogni del proprio territorio, proponiamo agire, personalmente e/o collettivamente, su 4 fronti:
• Direttamente sulle Disuguaglianze / Povertà
• Consumo
• Produzione e Lavoro
• Investimento e Finanza

Qualche esempio:

• Stabilire un rapporto profondo e ricco di reciprocità con chi è in situazione di disaggio sociale, relazionale, di salute…: un amico solo, un senza tetto trovato sulla strada andando verso l’università / lavoro, una famiglia di migranti, ecc. Condividere con lui/lei/loro tempo, beni, conoscenze, attenzioni…;

• Rivedere i propri beni e tenere solo il necessario, come fanno le piante che assorbono dal terreno soltanto l’acqua, i sali e le altre cose che le servono ma non di più. Condividere il sovrapiù con quelli che ne hanno bisogno;

• Raccogliere fondi per un progetto condiviso. Alla post-GMG di Panama è sorta la proposta di fare una comunione dei beni e raccolta di fondi per il Venezuela.

• Organizzare insieme ad altri un “Negozio per tutti” come The Street Store - un negozio temporaneo e gratuito per i più disagiati della città.

• Azioni #ZeroHunger insieme ai Ragazzi per l’Unità. Vedi QUI. Ad esempio: evitare lo spreco di cibo; condividere un pasto con qualcuno che ne ha bisogno o organizzare un’azione collettiva - “Pasto condiviso” con i più bisognosi della città, ecc;

• Guardare ai bisogni reali del proprio territorio e agire con piccoli gesti personali o, insieme ad altri, dare vita o collaborare in azioni e progetti che contribuiscano a fare in modo che nessuno sia nel bisogno e tutti possano sviluppare pienamente il proprio potenziale umano, spirituale, economico, lavorativo…;

• Conoscere – vedi ad esempio i Progetti AMU – e raccogliere fondi per progetti di sviluppo;

• Lavorare con responsabilità e impegno mettendo i propri talenti al servizio della crescita di tutti;

• Premiare con il proprio consumo le aziende che producono e agiscono in modo etico e sostenibile, i produttori piccoli, ecc... Informarsi sull’origine dei prodotti usati nel proprio quotidiano e scegliere in modo consapevole perché mentre si consuma si può “votare col portafoglio” premiando o meno i valori e lo stile produttivo di un’azienda piuttosto che di un’altra, evitando così lo sfruttamento di produttori, lavoratori e tante altre cause di povertà;

• Organizzare, insieme ad altri, azioni di sensibilizzazione al consumo responsabile come Into the LABel – un laboratorio di consumo responsabile o Slotmob - un azione collettiva contro il gioco di azzardo. 

• Informarsi sul tipo di investimenti della propria banca e premiare quelle che investono in sviluppo sostenibile e pace piuttosto che in banche che investono nella costruzione o vendita di arme o in fondi non etici. Sensibilizzare altri.

• Conoscere e diffondere l’Economia di Comunione.
...E tutto quello che i bisogni reali del proprio territorio possono suggerire, da piccoli gesti personali a iniziative più strutturate.

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