Commenti - Il caso della critica del Wall Street Journal alla visione di Papa Francesco che viene definita "ambientalismo radicale": Benedetto Gui ci spiega quanto sia priva di fondamento
di Benedetto Gui
pubblicato su Avvenire il 26/04/2025
Nel fare un bilancio del pontificato di Francesco, nei giorni scorsi un articolo firmato dal comitato editoriale del Wall Street Journal gli riconosce l’attenzione verso i poveri. Tuttavia – questa la critica dell’autorevole quotidiano finanziario – egli avrebbe «sostenuto delle idee che li mantengono poveri». La prima di queste sarebbe un «ambientalismo radicale, che consiste nel mantenere pulita la Terra non per gli esseri umani, ma per la Terra stessa, e nel trattare l'uomo come il nemico».
Ma davvero il Papa ha portato avanti questo tipo di visione, che si potrebbe definire “ecocentrica” perché metterebbe la salvaguardia degli equilibri del pianeta prima delle esigenze della specie umana? Basterebbe scorrere l’esortazione apostolica Laudate Deum del 2023 per rendersi conto che le cose non stanno affatto così. Particolarmente esplicito è il paragrafo 67, che afferma il «valore peculiare e centrale dell’essere umano in mezzo al meraviglioso concerto di tutti gli esseri», i quali, ovviamente, sono anch’essi importanti, perché senza di essi «la vita umana è incomprensibile e insostenibile»: una visione “antropocentrica” (espressione che nel dibattito sull’ambiente suona chiaramente alternativa a “ecocentrica”) a cui, per non dimenticare gli altri esseri, viene aggiunto l’aggettivo “situata”.
L’articolo del Wall Street Journal è del 21 aprile e si può capire che in poche ore dopo una morte inattesa fosse difficile documentarsi per bene. In queste situazioni quello che rischia di venir fuori sono i pregiudizi ideologici. Gli articolisti criticano il Papa per aver indicato l’aria condizionata come esempio di dannose abitudini di consumo: «Egli sembra non capire che uscire dalla povertà richiede un maggior consumo di energia». L’utilizzo (spesso esagerato) dell’aria condizionata non è una prerogativa dei poveri, ma – cosa più seria – queste frasi sembrano ignorare che esista un problema di riscaldamento globale, che questo sia legato all’uso indiscriminato di energia (in modo sproporzionato da parte dei più ricchi) e che a soffrire delle conseguenze sul clima siano già da oggi in modo sproporzionato proprio i più poveri.
La crisi climatica che si continua a negare o sottovalutare, spesso per interessi costituiti, non consente di cullarsi nel business as usual, nella continuazione di una visione non più sostenibile per la quale meritano l’appellativo di “beni” carrellate di giocattoli per il Natale di un bambino del nord o mezzi di locomozione individuale da tre tonnellate, mentre il bacino amazzonico disboscato (e quest’anno anche disseccato) non rientra nella definizione; una visione per la quale, allargando il discorso, la valutazione economica della Russia di oggi sarebbe positiva – a dispetto delle distruzioni di infrastrutture, della strage di cittadini caduti o mutilati in battaglia e delle lacerazioni del tessuto sociale – perché il prodotto interno lordo cresce al 4%. Vanno presi più sul serio i ripetuti inviti al cambiamento di un papa che non era certo un esperto né di economia né di ecologia, ma ha saputo guardare più lontano della gran parte del mondo politico ed economico. Un cambiamento, dicevamo, che è molto più ampio del solo rispetto dell’ambiente e nel quale va cercata la chiave di un’economia meno violenta verso la Natura, meno iniqua, meno preoccupata delle usuali misure di ricchezza e più capace di far “star bene”.
Credits Foto: © Caris Mendes CSC