“Il capitalismo produce scarti che poi vuole nascondere”

Il Papa agli imprenditori dell'economia di comunione, promossa dai Focolari: quando le imprese d'armi pagheranno la cura di bimbi mutilati da bombe, il sistema sarà al culmine

di Domenico Agasso JR

pubblicato su La Stampa - Vatican Insider Vaticano il 04/02/2017

Vatican Insider Udienza ridIl «giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine». È una vera e propria denuncia contro il sistema capitalistico, quella espressa - soprattutto con questa ipotesi paradossale - da papa Francesco oggi, 4 febbraio 2017, nell’«aula Paolo VI», ricevendo in udienza i partecipanti all’incontro «Economia di Comunione», promosso dal Movimento dei Focolari. Per il Pontefice il capitalismo «produce scarti che poi vuole nascondere». 

Nella «Sala Nervi» ci sono circa 1.100 persone: si tratta di una rete di imprenditori, presente in tutti i continenti, nata nel 1991 da un'idea di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolarini, rimasta colpita - durante un viaggio in Brasile - dai grandi contrasti economici del paese. È un'esperienza di economia alternativa, basata sulla fraternità e sulla condivisione dei profitti e delle esperienze. Gli imprenditori, i dirigenti e anche gli esperti e gli studenti presenti provengono da circa 50 Paesi del mondo, tra cui venti nazioni europee. 

Innanzitutto, il Pontefice rende pubblicamente omaggio all'intuizione di Lubich di creare tra i poveri del mondo un'«Economia di comunione», centinaia di aziende che rispondano a una logica alternativa a quella del profitto. «Un progetto al quale sono da tempo sinceramente interessato», spiega Francesco ricevendo i rappresentanti di oltre 850 di queste aziende. 

«Economia e comunione - osserva - sono due parole che la cultura attuale tiene ben separate e spesso considera opposte. Due parole che voi invece avete unito, raccogliendo l'invito che venticinque anni fa vi rivolse Lubich, in Brasile, quando, di fronte allo scandalo della diseguaglianza nella città di San Paolo, chiese agli imprenditori di diventare agenti di comunione». 

Seguendo l'intuizione di Lubich, di cui è in corso la causa di beatificazione, bisogna guardare «all'imprenditore - afferma il Pontefice - come agente di comunione». E questo porta «un profondo cambiamento nel modo di vedere e vivere l'impresa» che «non solo può non distruggere la comunione tra le persone, ma può edificarla e promuoverla». Con la «vostra vita mostrate che economia e comunione diventano più belle quando sono una accanto all'altra».  

Invece quando «il capitalismo fa della ricerca del profitto l'unico suo scopo - ammonisce Francesco - rischia di diventare una struttura idolatrica, una forma di culto. La “dea fortuna” è sempre più la nuova divinità di una certa finanza e di tutto quel sistema dell'azzardo che sta distruggendo milioni di famiglie del mondo».  

Il capitalismo «continua a produrre gli scarti che poi vorrebbe curare», è la sua denuncia. Il principale problema «etico di questo capitalismo è la creazione di scarti per poi cercare di nasconderli o curarli per non farli più vedere - illustra - Una grave forma di povertà di una civiltà è non riuscire a vedere più i suoi poveri, che prima vengono scartati e poi nascosti». 

Così ecco dei paradossi surreali: gli aerei «inquinano l'atmosfera, ma con una piccola parte dei soldi del biglietto pianteranno alberi, per compensare parte del danno creato. Le società dell'azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici che esse creano». E il «giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine». 

Ancora: «Il capitalismo conosce la filantropia, non la comunione. È semplice donare una parte dei profitti, senza abbracciare e toccare le persone che ricevono quelle «briciole». Invece, anche solo cinque pani e due pesci possono sfamare le folle se sono la condivisione di tutta la nostra vita. Nella logica del Vangelo, se non si dona tutto non si dona mai abbastanza». Queste «cose voi le fate già. Ma potete condividere di più i profitti per combattere l'idolatria, cambiare le strutture per prevenire la creazione delle vittime e degli scarti; donare di più il vostro lievito per lievitare il pane di molti. Il “no” ad un'economia che uccide diventi un “sì” ad una economia che fa vivere, perché condivide, include i poveri, usa i profitti per creare comunione». 

Papa Bergoglio torna poi a parlare di soldi: «Il denaro è importante, soprattutto quando non c'è e da esso dipende il cibo, la scuola, il futuro dei figli. Ma diventa idolo quando diventa il fine». E l'avarizia, vizio capitale, «è peccato di idolatria perché l'accumulo di denaro per sé diventa il fine». 

Questo culto «idolatrico - sostiene - è un surrogato della vita eterna. I singoli prodotti (le auto, i telefoni) invecchiano e si consumano, ma se ho il denaro o il credito posso acquistarne immediatamente altri, illudendomi di vincere la morte». 

Si comprende, allora, «il valore etico e spirituale della vostra scelta di mettere i profitti in comune. Il modo migliore e più concreto per non fare del denaro un idolo è condividerlo con altri, soprattutto con i poveri, o per far studiare e lavorare i giovani, vincendo la tentazione idolatrica con la comunione».  

Quando «condividete e donate i vostri profitti, state facendo un atto di alta spiritualità, dicendo con i fatti al denaro: tu non sei Dio». 

Francesco riflette poi sul tema del pagamento delle tasse: oggi «abbiamo inventato modi per curare, sfamare, istruire i poveri, e alcuni dei semi della Bibbia sono fioriti in istituzioni più efficaci di quelle antiche. La ragione delle tasse sta anche in questa solidarietà, che viene negata dall'evasione ed elusione fiscale, che, prima di essere atti illegali sono atti che negano la legge basilare della vita: il reciproco soccorso». 

Per Francesco, occorre dunque «puntare a cambiare le regole del gioco del sistema economico-sociale». In sostanza: «Imitare il buon samaritano del Vangelo non è sufficiente - dice - Certo, quando l'imprenditore o una qualsiasi persona si imbatte in una vittima, è chiamato a prendersene cura, e magari, come il buon samaritano, associare anche il mercato (l'albergatore) alla sua azione di fraternità. So che voi cercate di farlo da 25 anni»; però bisogna «agire soprattutto prima che l'uomo si imbatta nei briganti, combattendo le strutture di peccato che producono briganti e vittime. Un imprenditore che è solo buon samaritano fa metà del suo dovere: cura le vittime di oggi, ma non riduce quelle di domani». 

Auspicando un'estensione dell'economia di comunione, Francesco sottolinea che «la comunione non è solo divisione ma anche moltiplicazione dei beni, creazione di nuovo pane, di nuovi beni, di nuovo Bene con la maiuscola». 

Avverte il Papa: «Finché l'economia produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, la comunione non è ancora realizzata, la festa della fraternità universale non è piena».  

In pratica è necessario «imitare il Padre misericordioso della parabola del figlio prodigo e attendere a casa i figli, i lavoratori e collaboratori che hanno sbagliato, e lì abbracciarli e fare festa con e per loro. Un imprenditore di comunione è chiamato a fare di tutto perché anche quelli che sbagliano e lasciano la sua casa, possano sperare in un lavoro e in un reddito dignitoso, e non ritrovarsi a mangiare con i porci. Nessun figlio, nessun uomo, neanche il più ribelle, merita le ghiande». 

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